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I sopravvissuti tornano in edicola con Maometto in copertina

gennaio 2015

La rivista satirica torna in edicola con 3 milioni di copie, tradotta in sedici lingue e distribuita in tutto il mondo. Abbiamo deciso di ripercorrere con voi quanto successo nell’ultima settimana a Parigi che ha gravemente colpito la libertà d’informazione in tutta Europa.

Parigi. 7 gennaio 2014, intorno all’ora di pranzo le agenzie internazionali cominciano a diffondere la notizia di un attacco alla redazione parigina del giornale satirico Charlie Hebdo. L’attacco terroristico è messo a segno da tre uomini armati di kalashnikov di nazionalità franco-algerina, reduci dalla guerra in Siria. Oltre a loro partecipa all’attacco un terzo complice, un diciottenne alla guida delle auto utilizzate durante l’assalto e la fuga.
Gli uomini, incappucciati e armati, sono riusciti a raggiungere la sede del giornale indisturbati, senza farsi notare per le strade di Parigi. Intorno alle ore 11.30 i due attentatori hanno fatto irruzione nella sede del giornale satirico, già vittima di intimidazioni ed attacchi nel 2006 e nel 2011, durante una riunione settimanale di redazione, uccidendo 12 persone, inneggiando ad Allah e alla vendicazione dello stesso dopo le vignette comparse sul periodico, tra cui i vignettisti di punta del settimanale francese Jean Cabut, Bernard Verlhac, Georges Wolinski molto famoso anche in Italia e il direttore Stephan Charbonnier. Nell’assalto hanno perso la vita anche altri 4 giornalisti, il portiere dello stabile, un’ospite invitato alla riunione di redazione e due agenti di polizia di scorta al direttore. Dopo la fuga degli attentatori è stata immediata la caccia ai killer in tutta la Francia. Il più giovane del commando terroristico, secondo i media francesi, si sarebbe arreso al confine con il Belgio a Charleville-Mesières. Il 9 gennaio, i due uomini che hanno fatto irruzione nel giornale, due fratelli, Said e Cherif Kouachi rispettivamente di 32 e 34 anni, dopo la fuga, si sono barricati in una tipografia a nord di Parigi. In contemporanea, un quarto attentatore, Amedy Coulibaly, ha fatto irruzione in un supermercato a sud della capitale francese frequentato prevalentemente da ebrei tenendo in ostaggio almeno 6 persone. Questo quarto uomo l’8 gennaio aveva già ucciso una poliziotta a Montrouge ferendo gravemente anche un funzionario comunale. Le forze di polizia hanno indagato sui due episodi per verificare se l’aggressione di Coulibaly e l’attacco alla redazione di Charlie Hebdo fossero collegati tra loro. La risposta è arrivata quando intorno alle ore 15 Coulibaly ha dichiarato in una telefonata a BFM Tv di essere coordinato con l’azione dei due fratelli Kouachi e affermando di essere un membro dell’Isis. I due fratelli hanno invece dichiarato di essere affiliati di al-Qaeda dello Yemen. Intorno alle ore 17 le forze di polizia sono intervenute quasi contemporaneamente sia a Parigi che alla tipografia di Dammartin-en-Goele, uccidendo tutti e tre i terroristi.
Durante l’assedio e gli scontri a fuoco al supermercato e alla tipografia sono morti 4 ostaggi, 8 sono i feriti mentre 15 civili sono riusciti a fuggire. L’allarme dalla tipografia a nord di Parigi è stato dato da un dipendente rimasto nascosto all’interno dello stabilimento senza farsi notare dagli attentatori.
Oltre agli attentati di Parigi si sono registrate altre esplosioni e sparatorie in tutta la Francia, nei pressi delle moschee di Lione e Le Mans, rivendicate da al-Qaeda. Il presidente francese François Hollande, presentatosi sul luogo dell’attentato al giornale, ha espresso cordoglio per le vittime degli attacchi terroristici ed ha invitato tutta la Francia all’unità nazionale nel contrastare con fermezza ogni intimidazione che possa dolere alla libertà del paese.
Domenica 11 gennaio tutta la Francia ha risposto agli attacchi terroristici che la hanno colpita negli ultimi giorni. Quasi 4 milioni di persone sono scese in piazza per la manifestazione contro il terrorismo più grande nella storia francese. A Parigi erano presenti oltre due milioni di manifestanti, ad aprire il lungo corteo insieme al presidente François Hollande, oltre 50 capi di stato e di governo tra cui anche il premier italiano Matteo Renzi, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il palestinese Abu Mazen e l’israeliano Benjamin Netanyahu. Ha scatenato invece polemiche l’assenza del presidente americano Barack Obama e di quello russo Vladimir Putin. Hollande si è poi recato alla Grande Sinagoga insieme al presidente israeliano Netanyahu per omaggiare le quattro vittime ebraiche morte negli attacchi terroristici e che verranno sepolte in Israele. Dopo il corteo sono continuate le manifestazioni in nome della difesa della libertà di espressione anche nelle altre capitali europee.

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