PUBBLICITA'

Territorio

PAROLA AL PREFETTO

Allarme terrorismo? Bergamo è pronta il G7 ne è la prova

novembre 2017

«La vede quella zamifolia? Me la regalarono quando ero Viceprefetto vicario a Piacenza. Mi segue da allora, in ognuno dei traslochi che ho dovuto fare per lavoro: Parma, Bologna, Bolzano. E, infine, eccola qui, che troneggia nel mio ufficio all’interno della prefettura di via Tasso. Amo prendermi cura delle piante: ogni sera, sul tardi, le annaffio e tagliuzzo qua e là. Sa, trovo che la natura, con i suoi tempi, insegni qualcosa che è alla base della mia professione: l’importanza dell’attesa, intesa come virtù etica e rispetto. Vale per il verde, ma soprattutto per le persone».
Se è vero - come sosteneva Ruskin - che gran parte del carattere di un uomo può essere letto nella sua casa, lo studio (attiguo all’abitazione) di Elisabetta Margiacchi, Prefetto di Bergamo, dice molto della persona che vi dimora dallo scorso maggio.
Raffinato, conciliante, accogliente. Una raccolta di suggestioni che riassumono una vita a servizio del Paese (la sua carriera prefettizia ha avuto inizio nel 1980).
Impossibile non notare la foto con Papa Francesco. «Incontrò tutti i prefetti e il ministro Alfano nel 2015: un momento emozionante. Come lo fu, del resto, conoscere Papa Wojtyla; venne a Bologna per un congresso eucaristico: fu un vero bagno di folla con la città, in una piazza San Petronio gremita di gente». Su una parete spicca un’icona della Madonna di Vladimir. «Acquistata in un Convento di monache bielorusse: donne straordinarie. Sono praticante: a breve appenderò alle pareti la preghiera di Sant’Ambrogio, Patrono del Corpo Prefettizio. È un po’ il mio mantra: invita a non abbattersi, nemmeno in mezzo al mare in tempesta».
A proposito di acque burrascose: il recente G7 dell’Agricoltura avrebbe potuto rivelarsi tale. Invece, sembra essere andato per il meglio.
«Sono contenta di come si è svolto. È stato un banco di prova per tutti gli attori impegnati: gli uffici statali, i comuni e la società civile, chiamata a sopportare alcuni inevitabili disagi, trattandosi di un evento tanto impattante. L’apparato allestito ha funzionato alla perfezione: i capi delle delegazioni, così come i ministri coinvolti, sono rimasti compiaciuti dall’organizzazione, nonché folgorati dalle bellezze del luogo».
Persino i “contro appuntamenti” - come il forum che si è svolto a Redona, con relativo corteo - non hanno dato grattacapi.
«Esatto. è andato tutto bene, anche grazie alla condotta tenuta dai manifestanti».
Dobbiamo aspettarci che i famosi “plinti” di cemento armato, spuntati sul Sentierone in occasione della fiera di Sant’Alessandro, siano una costante anche per gli eventi futuri?
«Ormai rientrano nella nuova logica con cui si deve gestire il tema della sicurezza. In pochi anni il mondo è cambiato: bisogna tenere conto di taluni accorgimenti mirati ad elevare gli standard di protezione, facendo tesoro delle tragedie che si sono verificate in altri centri europei. Ho trovato molto bella e intelligente la recente iniziativa di Coldiretti di collocare i trattori a difesa del Sentierone: sono riusciti a declinare l’esigenza di sicurezza senza affliggere o mortificare, utilizzando il simbolo di quel comparto come barriera di fortificazione».
La nostra città è preparata a un attacco terroristico?
«Si lavora sempre su questo fronte, augurandoci che - ovviamente - situazioni del genere non si verifichino. Il G7 mi ha confermato che Bergamo ha un grande potenziale in termini di organizzazione e adeguamento al mondo che cambia: merito degli amministratori, così come dell’indole della popolazione, abituata a alla concretezza e ad agire, senza troppi fronzoli».
Parliamo di immigrazione: Bergamo, in virtù del suo legame viscerale con la Chiesa, dovrebbe aver fatto sua la lezione dell’accoglienza. Mi chiedo se lo abbia verificato con mano, oppure se sia tutto fumo e niente arrosto.
«Per quello che ho visto, è molto arrosto! Gli standard di qualità nell’accoglienza sono realmente elevati, fermo restando che la Lombardia è la regione che ospita di più in assoluto, attestandosi al 14%. Ho riferimenti estremamente positivi sulle strutture in cui alloggiano i 2600 richiedenti asilo. Fino ad agosto si sono verificati sbarchi massivi: di conseguenza, gli arrivi sono stati copiosi, con un inevitabile aumento del disagio, soprattutto nei comuni più piccoli, dove ci si rapporta ai nuovi ospiti con preoccupazione e paura, due dei sentimenti che pervadono maggiormente la nostra società. L’immigrazione può essere divisiva se la si vive come un pericolo: da quando ho messo piede a Bergamo, lo scorso 18 maggio, sto lavorando affinché non produca squilibri. Come predica il nostro ministro dell’Interno, Minniti, la suddivisione dei migranti sul territorio deve essere equa e diffusa, perché i grandi numeri concentrati sono impegnativi dal punto di vista gestionale. In questa logica, ho istituito il “Tavolo per l’immigrazione”, di cui a breve convocherò una seduta. L’obiettivo è quello di trovare insieme le soluzioni e introdurre - con volontà e buon senso - alcuni correttivi, laddove ci siano dissesti. Nel corso del primo incontro - cui hanno partecipato i presidenti degli ambiti, le forze di polizia, il delegato di Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e l’Agenzia di tutela della salute - è emerso, ad esempio, che alcuni sindaci non riconoscono nel presidente di ambito il loro portavoce. Ero ricorsa agli ambiti per avere un organismo di sintesi, poiché convocare ognuno dei 242 amministratori avrebbe inevitabilmente comportato una polverizzazione delle riunioni. A questo punto, aprirò la prossima assemblea a tutti i sindaci che intendano parteciparvi: nessuno steccato. Nel frattempo, anche il trend degli sbarchi è sensibilmente diminuito, con un -20,32% su scala nazionale. In questo scenario, si colloca inoltre un elemento di novità: il “Piano per l’integrazione” varato lo scorso 26 settembre, che fornisce le linee guida per l’inserimento dei beneficiari di protezione internazionale nella società. Le due assi portanti sono la formazione linguistica e il dialogo interreligioso. Non dobbiamo mai scordare che la sicurezza passa anche attraverso l’integrazione».
È il terzo Prefetto donna consecutivo a Bergamo, dopo Francesca Ferrandino e Tiziana Costantino. A febbraio, durante il suo discorso di insediamento, Luciana Lamorgese - il primo Prefetto di sesso femminile della storia di Milano - ha dichiarato di non aver mai notato un diverso trattamento nell’ambito dell’amministrazione. E lei?
«Sono sincera: non ho mai riscontrato alcuna ostatività riconducibile al mio genere di appartenenza. Chissà, forse il rapporto con le forze dell’ordine avrebbe potuto persino rivelarsi complesso, ma in nessuna delle sette sedi in cui ho prestato servizio ho avuto problemi.  Al contrario: vanto molte amici con la divisa. Come tutti, a prescindere dal sesso, bisogna dimostrare un cocktail di qualità indispensabili per l’esercizio della nostra professione: impegno, competenza e capacità di discernimento».
Ci tolga una curiosità: si vocifera che sia un’accanita cinefila.
«Ebbene sì. E Bergamo, con questa collocazione della Prefettura in via Tasso, mi ha regalato anche un multisala attaccato a casa: mi basta attraversare la strada per essere seduta sulle poltroncine del Capitol. Ci vado spesso. Un titolo che consiglio? Non è recentissimo, perché l’ho visto a Bolzano: “Le confessioni”, con Toni Servillo. Un attore straordinario». Rossella Martinelli

Copyright © 2017, Bergamo Economia
PUBBLICITA'