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Economia

IL CONVEGNO

Agnelli a Morando: «bene la legge di stabilità, ma molto rimane da fare»

dicembre 2014

Cinque minuti a testa per presentare le proprie istanze al viceministro Morando. Questo il format andato in scena nella serata di lunedì 10 novembre, all’auditorium del centro culturale “Gritti” di Ranica, nel corso del quale  il viceministro dell’Economia Enrico Morando ha inizialmente presentato i contenuti della Legge di Stabilità, per poi rispondere alle domande di alcuni autorevoli rappresentanti dei mondi dell’impresa, degli enti locali e del mondo del lavoro della Bergamasca: Paolo Agnelli, presidente di Confimi Impresa e del gruppo omonimo, Pierino Persico, presidente del gruppo di Nembro, Giuseppe Guerini (Imprese e Territorio), il sindaco di Nembro Claudio Cancelli, Luigi Bresciani e Ferdinando Piccinini, rispettivamente segretario generale della Cgil e della Cisl di Bergamo. Morando, ospite dell’incontro promosso dal circolo Pd di Torre Boldone-Ranica, ha dunque incentrato il suo intervento sui provvedimenti attuati dal governo Renzi sulla Legge di Stabilità: “Gli 80 euro e la riduzione dell’Irap sono misure che si possono giudicare positivamente o negativamente, ma hanno una visione comune sul futuro del paese che le tiene assieme. Perché queste misure e non altre? Domanda insidiosa, so che l’opinione sul governo e sul premier cela un dubbio: è bravissimo ad individuare i problemi essenziali e comunicare una risposta al problema, ma dà l’idea di non avere un’analisi profonda sulle questioni ancora aperte e su come affrontarle.

In realtà crediamo che queste misure contenute nella Legge di Stabilità abbiano un obiettivo unificante per la politica economica, ossia il ritorno alla crescita. Li ho letti anche io i libri sulla decrescita felice, ma credo che facendo determinate scelte la decrescita possa essere meno infelice: la decrescita dura infatti da troppo tempo, abbiamo perso 10 punti di reddito medio pro capite rispetto al 2008. Non è mai accaduta in 150 anni una caduta così grave del reddito pro capite in un periodo tanto breve: questo implica che livelli di disuguaglianza stanno aumentando e la situazione sta diventando insostenibile per chi sta nella parte bassa. Per questo motivo tornare a crescere è un imperativo categorico: o torniamo a crescere o la prospettiva del declino si materializza, con tutte le conseguenze che porta con sé”. Il primo a prendere la parola nel dialogo a tu per tu tra il viceministro e i rappresentanti delle realtà imprenditoriali, associative e sindacali del territorio di Bergamo è stato Paolo Agnelli, presidente di Confimi Impresa: “Condivido tutto quello che ha detto il ministro sulla Legge di Stabilità, che va nella direzione giusta. Ho però una perplessità: l’importanza della crescita è indubbia, ma ci sono ancora troppi fattori negativi che la impediscono. Porto i miei specifici impedimenti, che riscontro nella mia attività tutti i giorni: l’industria manifatturiera si basa sulla manodopera e sull’energia, ma in entrambi i casi gli imprenditori italiani devono sostenere costi troppo elevati rispetto ai competitors. Abbiamo il costo del lavoro più alto d’Europa, insieme alla Germania, con la differenza che all’operaio tedesco in busta paga va il doppio: i consumi interni vengono dunque supportati da una busta paga doppia rispetto a quella dei nostri lavoratori. Per quanto riguarda l’energia elettrica, abbiamo il costo più alto del mondo: nel raffronto con l’Unione Europea nella fascia media delle Pmi (con consumi pari a 12.000 kW), noi paghiamo l’83% in più rispetto alla media europea. E’ una distanza incolmabile e con questi fattori noi riscontriamo una grande impossibilità di competere a livello europeo. Il 97% delle imprese italiane è rappresentato dalle Pmi, che però spesso sono deboli, non quotate in Borsa e che in più pagano le restrizioni del credito derivanti dall’utilizzo dei rating di Basilea 3, che guarda solo i valori numerici: un’impresa, dopo una maratona nel deserto durata cinque anni, se non ha chiuso è sfiancata. Anche qui, in Val Seriana, molte imprese che hanno chiuso non riapriranno più. Ebbene, le imprese e gli artigiani che hanno ancora lavoro non riescono a ottenere finanziamenti nell’ordine di 5.000-10.000 euro, perché le banche del territorio devono sottostare agli ordini della Bce e di Basilea 3. Per effetto di questi parametri le banche oggi fanno un’analisi del sangue spietata di un’azienda e basta perdere 1.000 euro di fatturato che sei già nel rating più basso: non è con questo sistema che si aiutano le Pmi, che dovrebbero essere valutate in base alle idee, alla storia, al marchio, al prodotto, ai loro stessi dipendenti. Tutto questo non è compreso nell’analisi di Basilea 3, impostato per valutare le grandi imprese anglosassoni: è un mondo completamente diverso dal nostro. Non sono dunque ottimista sul nostro futuro, ma questo non significa criticare tutto quello che si sta facendo: vedo però tutti i giorni la realtà, la tocco con mano, ed è drammatica. Ogni ora chiudono quattro aziende e i fallimenti stanno crescendo: serve pertanto un’operazione forte in Europa in grado di opporsi ai dettami tedeschi, altrimenti non so se usciremo da questa fase di descrescita”.

Il viceministro Morando ha successivamente parlato delle misure adottate dal governo per cercare di far tornare a crescere il nostro Paese. “Quali sono le forze che influenzano la crescita? c’è una sterminata letteratura in merito, ma la risposta che sembra emergere è che ci sono due forze fondamentali, che se sono troppo alte impediscono la crescita: il livello di sviluppo raggiunto e il livello di pressione fiscale specifico sul lavoro e sull’impresa. Le forze che invece la spingono sono la qualità del capitale umano e la circolazione della conoscenza: il valore di un bene materiale dipende, infatti, dalla quantità di conoscenza incorporata nel bene stesso. Produrre conoscenza diventa dunque fondamentale per la crescita, così come il fatto di poter contare su una burocrazia efficiente. Chi dice che un paese avanzato può funzionare anche senza burocrazia non dice il vero, perché rappresenta una componente fondamentale dello stato moderno: se la burocrazia è organizzata pro-labour e pro-crescita, allora diventa una realtà che aiuta gli imprenditori. Cambiare la Pubblica Amministrazione diventa dunque non solo un modo per spendere meno, ma per spendere meglio. Per quanto riguarda la capacità di attrarre investimenti dall’estero, negli ultimi vent’anni è stata scarsa e questo è un elemento che ci penalizza. Perché? C’è una giustizia civile che funziona male, c’è una parte importante del paese in cui manca la legalità e infine, il funzionamento spesso a rilento della PA. Dietro le scelte punto per punto della Legge di Stabilità c’è dunque un’analisi, una visione sul futuro del paese: vogliamo crescere rimuovendo gli ostacoli, in primis riducendo la pressione fiscale sul lavoro e sull’impresa. La Germania è la prima manifattura d’Europa, ma noi siamo la seconda: quanti soldi ci vorrebbero per ridurre la pressione fiscale sul lavoro e sull’impresa per porci ai livelli della Germania? Servono 36 miliardi di euro l’anno. La Legge di Stabilità ne prevede 18, che è ancora lontano da 36, ma è esattamente la metà. In un anno abbiamo fatto una scelta precisa, di dimezzare la pressione fiscale, per arrivare nel 2018 e dire: la pressione fiscale sul lavoro e sull’impresa è uguale a quella tedesca. A me sembra qualcosa di importante. Siamo in una fase nuova, difficile da gestire, anche per gli enti locali, che devono far fronte alla stupida regola del pareggio di bilancio per rispettare il Patto di Stabilità interno: i Comuni, però, sul versante della spesa in conto capitale potranno usufruire di un allentamento dello stesso Patto, che consentirà ai Comuni che hanno risorse non di spenderle tutte, ma in una parte significativa, riducendo la componente di stupidità di questo vincolo”. Nel corso dell’incontro spazio anche alle domande degli altri interlocutori: il sindaco di Nembro Claudio Cancelli ha  ricordato il contributo dato dai Comuni al risparmio nazionale, evidenziando la necessità di “normative chiare e snelle anche sulla tassazione locale”, mentre Guerini ha apprezzato l’orientamento alla crescita, invitando il Governo “a completare il lavoro, semplificando il diluvio di leggi attuale”. Infine, parola ai rappresentanti del mondo del sindacato: i rappresentanti delle organizzazioni sindacali Bresciani e Piccinini hanno invece evidenziato l’importanza di liberare risorse per gli enti locali, nell’ottica della creazione di posti di lavoro.

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