PUBBLICITA'

Economia

REGIONE

Fontana: «Misure concrete per imprese, turismo e trasporti»

febbraio 2021

Il punto di vista del Presidente della Regione, Attilio Fontana, sulla crisi COVID e gli argomenti di attualità: i dati epidemiologici lombardi, il sostegno alle PMI regionali, la road map, ad oggi del tutto ipotetica, verso l’uscita dal tunnel.
Presidente Fontana, Altri Stati hanno adottato il modello Italia (restrizioni, chiusure e coprifuoco), la differenza è che altrove il sistema ristori ha funzionato adeguatamente e con somme consistenti destinate alle attività colpite. MES a parte, come verranno aiutate le imprese superstiti nella ripartenza?
Al di là di quello che avviene a livello nazionale, posso dire che, come Regione Lombardia, abbiamo attivato tre diversi canali per aiutare le imprese. Il primo è l’accesso al credito. Attraverso dei bandi, abbiamo sbloccato oltre 560 milioni che sono stati utilizzati soprattutto dalle piccole e medie imprese. Abbiamo poi cercato di venire incontro sia alle categorie particolarmente colpite dalle misure restrittive, sia a quelle non prese in considerazioni dalle misure compensative nazionali, attraverso dei ristori per un valore complessivo di 220 milioni, alcuni dei quali già accreditati. Inoltre, e credo che in questa terza fase si tratti di un aspetto particolarmente importante, abbiamo previsto un piano di investimento in opere pubbliche di circa 4 miliardi ripartiti tra il 2020, 2021 e 2022.
Una prima tranche di 400 milioni è stata messa a disposizione tra enti locali, Regioni e Provincie a condizione che i cantieri fossero avviati entro il 31 dicembre 2020. Ne sono partiti circa 2600. Un importante contributo al rilancio di alcune filiere, senza dubbio.
Come stanno andando i dati epidemiologici lombardi? Una volta che il Covid si potrà dire archiviato, come possiamo prepararci ad eventuali future emergenze? Le strutture ospedaliere sono pronte o lo saranno?
La situazione contagi è stazionaria, ovvero sta retrocedendo molto lentamente. Ovviamente la situazione è in continua evoluzione, dobbiamo continuare ad essere prudenti nei nostri comportamenti, tuttavia credo di poter definire i nostri dati abbastanza buoni. La principale carenza di cui abbiamo risentito in questi mesi è stata sicuramente quella di personale. I tagli effettuati negli ultimi dieci anni al settore della sanità, per oltre 36 miliardi, alla fine, inevitabilmente, hanno presentato il conto. Politiche sbagliate, numero chiuso alla facoltà di medicina, e riduzione delle spese per i dipendenti, sono state scelte sbagliate da parte dei governi che si sono succeduti. Resta il fatto che siamo stati la prima regione, a livello sia nazionale che internazionale, ad affrontare in maniera razionale questo disastro. Ad oggi, che la verità sta emergendo, si calcola che in Lombardia fossero presenti addirittura sette varianti del virus, il che spiega perché in alcune provincie l’epidemia sia stata più aggressiva, in altre meno. Non avevamo idea di come affrontare tutto questo, nessuno ancora sapeva niente. Ciononostante, sottolineo ancora una volta come la struttura della sanità lombarda abbia saputo reggere il colpo. E ogni giorno che passa, cerchiamo di aggiornarci e prepararci ad ogni evenienza.
Il settore turistico è stato messo in ginocchio e non sarà facile ripartire. La Lombardia non è magari la prima regione italiana a cui si pensa parlando di turismo, ma senza dubbio anche per il nostro PIL esso è fondamentale.
Forse non la prima, ma ci collochiamo tra le prime cinque regioni italiane per quanto riguarda il peso del turismo nel PIL. Oltretutto, quando la pandemia ha colpito, eravamo in una fase di forte crescita, tant’è vero che, nei primi mesi del 2020, c’era stato un aumento del 6% nel fatturato complessivo nel settore, rispetto allo stesso bimestre dell’anno precedente. Era quindi un comparto a cui guardavamo con grande ottimismo, e che adesso ha bisogno di tutto il nostro sostegno come istituzioni. Certo, la condizione necessaria per la ripartenza è la riapertura dei confini.
Parlando di turismo, non si può non parlare di ristorazione: una tra le categorie che maggiormente si è fatta sentire nella crisi, e che maggiormente ha investito per mettere a norma la propria attività, pur vedendo vanificati i propri sacrifici.
La cosa che lascia esterrefatti è che siano state predisposte delle linee guida, approvate dall’ISS e dalla comunità scientifica di tutto il mondo, per mettere queste attività in sicurezza, e nonostante gli investimenti fatti dai ristoratori e dai baristi sia stata loro revocata la possibilità di lavorare. Su questo occorre un ripensamento: o le linee guida non funzionano, oppure questi imprenditori vanno meglio aiutati. Ormai abbiamo tutti perfettamente chiaro che la situazione di rischio non si crea all’interno di un locale che rispetta i distanziamenti la sanificazione ambientale, bensì nelle situazioni di assembramento.
Tra gli argomenti attualità in tema di Covid 19 su cui vorremmo una sua lettura, c’è anche la scuola. Ormai abbiamo perfettamente chiaro che l’istruzione a distanza è diventata distante, che manca tutta quella parte di rapporto umano che fa della scuola un luogo di formazione e non di semplice trasmissione di concetti, e tra i ragazzi (e non solo tra loro) cresce il disagio, tanto che il tasso di abbandono degli studi sta salendo: come pensate di affrontare questa emergenza educativa?
Ho sempre sostenuto che la scuola debba essere in presenza, pur riconoscendo che la didattica online ha consentito agli studenti di non perdere l’anno. Sono assolutamente d’accordo sul fatto che scuola significhi rapporto umano e scambio di esperienze; purtroppo la situazione impone il rispetto dei protocolli, pur ribadendo che è importante che le lezioni si svolgano in presenza, almeno in parte.
Più volte, da inizio pandemia, si è fatto presente che non si può affrontare il problema senza mettere mano ai trasporti, attualmente sottodimensionati: Regione Lombardia come si sta organizzando al riguardo?
Regione Lombardia ha dato una risposta positiva da questo punto di vista, anche alla riapertura delle scuole. Abbiamo concordato delle linee guida di comportamento con i prefetti e implementato i mezzi. Anche in questo caso, però, quello che lascia perplessi è che Regione Lombardia, che da sola genera il 24% di tutto il trasporto pubblico nazionale, riceva fondi che coprono solo il 17%. Dirò di più: siamo la sola regione ad integrare di tasca propria i contributi destinati al trasporto, per un totale di 550 milioni, altrimenti quel 7% di gap ci metterebbe in difficoltà, non consentendoci di garantire il servizio. Anche questa è una situazione che va ripensata.
Cosa pensa della politica di Pfizer, che sta riducendo le consegne di vaccini?
Non posso che pensarne negativamente. Se ci sono stati degli errori da parte di chi ha garantito un contratto di questo genere, dovevano esserci più garanzie e credo anche che la UE e il governo debbano farsi sentire maggiormente. Un colosso come Pfizer non si lascia certo intimorire da una causa. Gli interventi devono essere molto più duri e più mirati, per evitare di finire nuovamente in una situazione di difficoltà. La Lombardia ha abbastanza riserve per le seconde dosi, ma altre Regioni che hanno fatto uno sprint iniziale sulla prima dose rischiano di veder vanificati i propri piani vaccinali.
Che previsioni e che idea si è fatto sull’andamento dei piani vaccinali? Per quando è realistico ipotizzare una riapertura totale, ancorché a fronte di precauzioni? E quali potrebbero essere queste precauzioni? Sarebbe realistica l’ipotesi di una patente di vaccinazione?
Tutto dipende da quanti vaccini riusciremo ad avere. Per ora abbiamo solo le dosi Pfizer, che sono una goccia nel mare, appena sufficienti a coprire il fabbisogno degli operatori sanitari. Senza un numero consistente di vaccini, e un’idea precisa dei tempi di distribuzione, possiamo fare solo ipotesi, anche se noi siamo pronti a partire. Ovviamente le precauzioni individuali sono entrate nella quotidianità, personalmente non le renderei obbligatorie ma inviterei a mantenerle particolarmente in situazioni di rischio. Patente vaccinale? È una questione molto tecnica, per il momento la rimanderei.
Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori e il presidente della provincia Gianfranco Gafforelli hanno richiesto una deroga per esonerare Bergamo dalle restrizioni vigenti a seguito dei dati Rt ormai minimi in tutta la provincia, da bergamaschi ci piacerebbe avere un commento a riguardo. Perché non è stato possibile allentare le misure?
Io ho sostenuto la richiesta di Bergamo, purtroppo ci è stato risposto che considerata l’elevata mobilità intra provinciale e regionale della circolazione del virus non solo in tutta la Regione, ma anche in tutti i territori richiedenti, con livelli di incidenza molto diversi in aree contigue era impossibile  valutare in modo puntuale la resilienza a livello sub-regionale. Mi chiedo, quindi, perché prevedere questa possibilità, se poi non è di fatto attuabile.
Bergamo è stata la prima città in Europa ad essere stata colpita da questo terribile virus, quale messaggio darebbe ai bergamaschi e tutti i nostri lettori?
Ai bergamaschi dico di tenere duro e di non mettere da parte tutti i progetti e le idee che avevano in serbo per ripartire. Mantenete la vostra forza e ripartiremo appena possibile. Arianna Mossali


Copyright © 2021, Bergamo Economia
PUBBLICITA'