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Economia

RETE MMT

Grande impresa esportatrice vs PMI

novembre 2015

Introduzione
L’agenda di politica economica dell’UE è dettata, quasi parola per parola, da ERT (European Table Of industrialist) e BE (Business Europe): organizzazioni rappresentanti gli interessi di multinazionali la prima e grandi aziende esportatrici europee la seconda.
In questo contesto le PMI (Piccole Medie Imprese) non hanno peso.

Chiave di lettura
Nello scenario economico nazionale ed europeo si possono distinguere i produttori in base all’orientamento degli interessi economici, ossia il mercato di sbocco cui aspirano.
Si possono quindi individuare due tipologie di produttori: chi vive prevalentemente di domanda interna e chi, al contrario, vive di domanda estera e può fare facilmente a meno del mercato interno.
Ciascuna tipologia è toccata in modo completamente diverso dalle politiche di austerità (aumento delle tasse e diminuzione della spesa pubblica).

Richiami teorici
Politiche di austerità
Le politiche di austerità sono quelle misure di politica economica che riducono il deficit pubblico (differenza fra spesa pubblica e gettito fiscale). Questo risultato può essere ottenuto in uno dei modi seguenti:
• riducendo la spesa pubblica a parità di prelievo fiscale complessivo;
• aumentando il prelievo fiscale complessivo a parità di spesa pubblica;
• combinando riduzione di spesa pubblica e aumento di prelievo fiscale.
Tali politiche diminuiscono “i soldi” in circolazione tra famiglie ed imprese: con l’austerità il settore privato (famiglie e imprese) riceve sempre meno in pagamento dallo stato, per la continua riduzione della spesa pubblica, e paga sempre di più in tasse per l’aumento della tassazione.

Spirale recessiva
La diminuzione del reddito disponibile per il settore privato dovuto a politiche di austerità innesca un processo sequenziale, un restringimento “a cascata” delle principali variabili dell’economia reale, con il seguente nesso causale:
meno consumi > meno produzione > meno lavoro
La contrazione di moneta in circolazione porta al calo dei consumi cui segue diminuzione delle vendite, aumento delle scorte indesiderate, riduzione della futura produzione programmata ed infine dell’occupazione.

Visione d’insieme dello scenario
Produttori che si rivolgono al mercato interno
Su questa categoria di produttori l’aumento della disoccupazione e il crollo dei consumi, conseguente alle politiche di austerità, si traducono in un crollo repentino di ricavi e profitti.
Produttori di questo tipo prosperano solo in presenza di un mercato interno solido e strutturato ed in molti casi non possono sopravvivere ad un ulteriore crollo della domanda interna.

Produttori indifferenti alla domanda interna
Questo gruppo di produttori è caratterizzato dalla presenza di grandi realtà, spesso multinazionali, presenti in decine di Paesi e con interessi completamente slegati da quelli delle comunità territoriali in cui operano.
Queste aziende non risentono particolarmente della contrazione di consumi ed occupazione: avendo all’estero la stragrande maggioranza del loro mercato di sbocco non subiscono cali di fatturato provocati dal crollo dei consumi interni.
La difficoltà di fornitori, spesso PMI, che con il crollo dei consumi operano sempre più in regime di monocommittenza implicano una maggiore ricattabilità degli stessi. Ricattabilità che si traduce in diminuzione dei costi per gli esportatori.
I produttori principalmente rivolti al mercato estero, in ultima analisi (a differenza di chi si basa sulla domanda interna), traggono beneficio e prosperano in un contesto economico interno precarizzato. Pertanto trovano immediata enorme convenienza nelle politiche di austerità.

Miopia di questo centro d’interesse: le importazioni consentono le esportazioni
La politica dei grandi esportatori è orientata ad una logica di breve periodo.
I vantaggi ottenuti tramite il crollo della domanda interna si auto-soffocano nel medio periodo:

1. L’aumento delle esportazioni, per la riduzione dei costi, e la diminuzione delle importazioni, legata alla diminuzione dei consumi, crea un eccesso delle prime sulle seconde (avanzo sulla bilancia commerciale.): i grandi esportatori traggono beneficio da questa fase mentre chi è legato alla domanda interna subisce un calo di fatturato.
2. L’avanzo sulla bilancia commerciale è un fondamentale che nel medio periodo spinge sistematicamente la valuta ad apprezzarsi (c’è maggiore richiesta all’estero di valuta locale per l’acquisto delle esportazioni che localmente di valuta estera per l’acquisto delle importazioni).
3. La valuta si apprezza, aumentando all’estero il prezzo delle esportazioni, fino a che la bilancia commerciale non torna in pareggio: in questa fase la situazione di chi è legato alla domanda interna non cambia mentre quella dei grandi esportatori peggiora progressivamente fino a tornare al punti di partenza.
Il ciclo si può ripetere con un ulteriore aumento dell’austerità, che si risolverà ancora in un ritorno alla condizione iniziale per le grande aziende esportatrici ed in un peggioramento della situazioni per tutti coloro che sono legati alla domanda interna.
La miopia delle grandi aziende esportatrici sta nel non comprendere che i consumi interni al paese generano le importazioni, che impedendo alla valuta di apprezzarsi, consentono l’aumento delle esportazioni.
Avere più importazioni significa poter realizzare maggiori esportazioni senza far scontrare le stesse contro il “muro” dell’apprezzamento della valuta: non a caso un picco delle esportazioni è spesso preceduto da un picco nelle importazioni.
Nel medio periodo, a livello economico, l’austerità non è nell’interesse economico degli esportatori. E’ da rilevare però che ciò che non funziona a livello economico può funzionare a livello politico consolidando il potere coercitivo degli esportatori su PMI e lavoro.

Tesi
Ueapme ininfluente
L’ Ueapme, organizzazione rappresentante delle piccole e medie imprese a livello europeo, a cui sono affiliate Confartigianato e CNA, appare completamente ininfluente quando non appiattita sulle posizioni di ERT e BE.
Il confronto nella portata delle azioni delle 3 organizzazioni è impietoso: mentre ERT nelle conferenze stampa comunica una linea ripetuta la settimana dopo dal consiglio dell’UE, e BE organizza il “Business Europe Day” con tutte le massime cariche delle istituzioni europee, Ueapme fa eventi con singoli membri dell’istituzione con meno potere (il parlamento europeo) e rende pubbliche lettere inviate a commissari europei, che non sembrano aver avuto alcuna risposta.

Tensioni interne a Confindustria
Confindustria è organica a BE al punto che la sua ex presidente, Emma Marcegaglia, è stata appena riconfermata  alla guida di tale lobby.
In Confindustria coesistono realtà con interessi opposti relativamente al mercato di sbocco: in particolare esiste un interesse contrapposto tra realtà quali Unione Artigiani o Fiaip e i centri di interesse dominanti, grandi esportatori, come Marcegaglia e Piaggio. Va sottolineato che questi grandi gruppi dominanti esercitano de facto il controllo sui centri di elaborazione e diffusione culturale della Confederazione (centri studi e media). Questo fa sì che ad essere elaborata, veicolata e proposta sia principalmente la vision che legittima e promuove gli interessi di questi grandi gruppi, produttori che si rivolgono al mercato estero e ottengono vantaggio da indebolimento e destrutturazione del sistema economico interno.

Confindustria Business Europe e l’ERT
Alla tensione interna a Confindustria si accompagna una tensione esterna legata alla presenza dell’ERT che non ha al suo interno PMI.
Sotto questa pressione l’azione di Confindustria ancora più difficilmente sarà orientata verso l’interesse della piccola e media impresa rivolta al mercato interno.
A riprova di questo fatto abbiamo l’esempio di Fiat, passata da Confindustria, dove aveva un grande peso, all’ERT (http://www.ert.eu/).

Conclusioni
La lettura attenta di queste dinamiche rivela come le politiche di austerità vadano contro l’interesse di chi è legato alla domanda interna: lavoratori, piccole/medie imprese e popolazione in generale.
Confindustria vive direttamente la compresenza di interessi contrapposti insanabili nell’attuale quadro storico. Per rapporti di potere ed asimmetria informativa dei suoi componenti persegue esclusivamente l’interesse degli esportatori.

Con le politiche di austerità la gran parte delle pmi ha solo 2 alternative:
1) Diventare una semplice fase della produzione, senza margini di profitto e libertà imprenditoriale, della grande industria esportatrice.
2) Scomparire
Esiste oggi un interesse primario che lega larga parte della classe imprenditoriale, lavoratori e società civile in genere. Viviamo oggi una situazione in cui l’impianto delle politiche economiche prevalenti si basa sul difendere l’interesse di pochissimi contro l’interesse del 99% della popolazione; 99% che stenta a mettere a fuoco il proprio interesse comune.
L’azione nazionale di Confindustria ed europea di realtà come ERT e BE non possono essere superate senza il riconoscimento di tutti i corpi intermedi (imprenditoriali e sindacali) che, pur rappresentando posizioni differenti, condividono l’interesse alla ricostruzione ed al mantenimento di un mercato interno solido. È necessario convergere su un forte interesse comune nell’attuazione di politiche fiscali espansive: deficit pubblici più ampi per la costruzione ed il consolidamento di un sistema economico interno solido.

Approfondimenti
Soft Currency Economics, Warren Mosler
Uccidere il Dio dell’Austerità, Daniele Basciu (Edizioni Sì)
ME/MMT: The Currency as a Public Monopoly, Warren Mosler (Seminario all’Università di Bergamo, 19 marzo 2014)
http://www.unibg.it/dati/corsi/910003/64338-Warren%20Mosler%20Bergamo%20paper%20March%2010.pdf

Ivan Invernizzi
ivan.invernizzi@retemmt.it
Daniele Basciu
daniele.basciu@retemmt.it
www.retemmt.it

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