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Personaggi

ANTONIO MISIANI

«Ripartenza? Sulla buona strada ma c’è tanto da fare»

giugno 2021

Il Senatore bergamasco Antonio Misiani, già viceministro delle finanze nel governo Conte, ci offre la sua panoramica sull’operato del governo Draghi, sulla ripartenza e sul ruolo che la UE può avere in questo processo.
Senatore Misiani, come giudica questi primi mesi del governo Draghi?
Il governo sta lavorando bene. Aveva l’obiettivo di accelerare la vaccinazione  e i risultati si stanno vedendo. Ha consegnato il Recovery Plan in Europa nei tempi previsti, dopo un lavoro molto intenso. Deve continuare così, attuando il programma su cui ha ottenuto la fiducia.
Un giudizio complessivo sulla sua esperienza con il governo Conte, invece?
La mia è stata un’esperienza appassionante, incredibilmente impegnativa, e a tratti drammatica. Ci siamo trovati a fronteggiare la crisi economica più grave dal dopoguerra, in una situazione di emergenza sanitaria senza precedenti. Lavorare con Roberto Gualtieri è stato un onore, ho avuto l’occasione di imparare moltissimo in un tempo limitato. In pochi mesi abbiamo costruito l’equivalente di cinque manovre finanziarie.
Attualmente su cosa è al lavoro?
Attualmente sono responsabile economico nella segreteria nazionale del Partito Democratico. Sono grato ad Enrico Letta per la fiducia e la stima che mi ha dimostrato chiamandomi a lavorare con lui. E’ un compito molto impegnativo ma ho la fortuna di far parte di una bella squadra, un ottimo mix di esperienze e competenze, di esponenti politici e non. Ci sono tutte le premesse per fare bene.
Parola chiave: ripartenza. Usata, abusata e a volte stravolta. Sarà davvero la volta buona?
Io credo proprio di sì. Rispetto ad un anno fa, la grande differenza sta nella disponibilità dei vaccini, che ci permetterà di raggiungere presto l’immunità di gregge. Riaprire è assolutamente necessario ma dobbiamo farlo in sicurezza e in modo irreversibile. La cosa peggiore che potrebbe capitare sarebbe riaprire frettolosamente, per poi essere costretti a richiudere. Non dimentichiamoci mai della Sardegna, che in poche settimane è passata dalla zona bianca a quella rossa.
Quali sono i punti e i provvedimenti fondamentali di questa ripartenza?
Nell’immediato, bisogna continuare a sostenere le imprese e i lavoratori più colpiti. Nel medio e lungo periodo sono decisivi tre punti. Primo: spingere al massimo gli investimenti pubblici e privati. In questo ci daranno una mano essenziale i soldi europei. Secondo: portare a termine le riforme scritte nel Recovery Plan. Per farle, le forze politiche devono lasciare cadere le proprie barriere ideologiche, lavorando insieme per il bene comune. Terzo punto, ridurre le disuguaglianze: sociali, territoriali, di genere e generazionali. La stagnazione degli ultimi vent’anni è legata anche ad un sistema economico sempre più iniquo. La pandemia non ha fatto che esacerbare gap già esistenti, aprendone di nuovi: per esempio, il digital divide è diventato un problema sociale. Abbiamo dovuto mandare in DAD milioni di studenti, in un Paese in cui una famiglia su 8 non ha internet, escludendo centinaia di migliaia di ragazzi dal diritto all’istruzione.
Quale sarà il prosieguo delle misure economiche del governo?
Il secondo decreto sostegni impiega 40 miliardi di euro per finanziare una serie di misure per le imprese e le famiglie. Ci auguriamo che sia l’ultimo grande intervento di emergenza. Dobbiamo investire molte più risorse sullo sviluppo.
Che provvedimenti possiamo aspettarci per le categorie particolarmente colpite dalla crisi Covid, che non hanno praticamente mai riaperto o che soffriranno ancora per molto l’onda lunga della pandemia?
Il secondo decreto sostegni destina gran parte degli stanziamenti alle piccole imprese, ai professionisti e alle partite iva. Presto dovrebbe diventare operativa anche l’esenzione contributiva per gli autonomi. Sono tanti soldi, anche se per ripartire rimane decisivo l’allentamento delle restrizioni. Nel lungo periodo dobbiamo accompagnare la trasformazione che queste attività avrebbero comunque dovuto affrontare, e che è stata accelerata dalla pandemia. Basti pensare all’impatto dell’e-commerce o dello smart working. Servono tanta formazione e un ruolo attivo degli enti locali e delle associazioni di categoria. Il Fondo “Rinascimento Bergamo” è un esempio da seguire.
Una domanda che in molti si stanno facendo. In futuro, ipotizza strumenti simili al green pass anche per accedere a determinati servizi, diciamo così, voluttuari come ristoranti o cinema?
I ristoranti e i cinema li abbiamo riaperti a prescindere. In generale, il green pass è sicuramente utile in una prima fase di uscita dall’emergenza. Speriamo di poterlo via via abbandonare con il ritorno a una vita veramente normale.
Come ha inciso questa crisi sulle problematiche storiche e congenite del nostro Paese, ad esempio l’elevato debito pubblico o la mastodontica burocratizzazione?
Partivamo già con un debito pubblico molto pesante, a fine 2021 arriverà al 160% del PIL. è una delle eredità più pesanti della pandemia. Mettere in campo una massiccia manovra anti recessiva era indispensabile, hanno fatto lo stesso tutti i Paesi avanzati. Per ridurre il peso del debito, è cruciale che la crescita riparta a un ritmo molto più sostenuto di quello tenuto negli ultimi vent’anni. Se così sarà, potremo rimettere in ordine i conti pubblici evitando manovre “lacrime e sangue”.
Come contribuirà la UE alla ripartenza?
La UE ha cambiato volto. Prima della pandemia da Bruxelles arrivavano diktat per imporre tagli e tasse. L’emergenza Covid ha spazzato via questa impostazione, aprendo la strada ad un ruolo nuovo dell’Europa. Ne è un esempio Next Generation EU, che sarebbe stato impensabile fino a un anno fa. Noi speriamo che questo diventi uno strumento standard per quanto riguarda l’Unione Europea, ma molto dipenderà da come l’Italia saprà utilizzare questa straordinaria opportunità. Se falliremo, torneranno a prevalere gli egoismi dei Paesi che stanno meglio di noi. Se avremo successo, questa nuova Europa si rafforzerà.
Uno sguardo allo scenario politico attuale e futuro.
Il punto chiave per i prossimi mesi sono le riforme, tutte molto impegnative: fisco, giustizia, pubblica amministrazione e via dicendo. I partiti di maggioranza partono da posizioni molto distanti. Il ruolo di Draghi sarà centrale nel fare sintesi. Questo lavoro non si esaurirà entro il 2021, e ciò deve farci riflettere molto sulle scadenze che ci attendono, a partire dall’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
Una sua riflessione su Bergamo e su come ha reagito alla pandemia?
Nonostante la tragedia che ci ha investito, abbiamo avuto la forza di tirarci su le maniche e ripartire. Bergamo e la Lombardia possono diventare il motore della rinascita italiana, ma molte cose devono cambiare.
La Lombardia è uno dei territori al mondo più devastati dalla pandemia: è necessario capire perché è accaduto e cosa non ha funzionato, evitando che le indagini diventino terreno di scontro tra le forze politiche, che sarebbe la cosa più irrispettosa che potremmo fare nei confronti delle famiglie colpite. Arianna Mossali


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