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L'INTERVISTA

«Non è mai troppo tardi per inseguire un sogno e Crida ne è la dimostrazione»

giugno 2021

Donna di successo, madre di tre figli, giornalista, conduttrice e da poco anche imprenditrice, sono solo alcuni dei traguardi raggiunti da Cristina Parodi, bergamasca d’adozione e moglie del sindaco Gori, che con grande entusiasmo ci ha raccontato il suo ultimo successo: il brand Crida.
Moglie, mamma, giornalista, conduttrice ed imprenditrice. Come ha iniziato la sua carriera?
La mia carriera è iniziata come quella di tutti i ragazzi che cercano una strada senza aver ancora ben presente quale sia. Ero un’ex-tennista, quindi lavoravo nelle riviste sportive specializzate e negli uffici stampa dei tornei, e proprio in quel contesto mi è stata fatta una proposta televisiva da Odeon tv, da lì ho iniziato a capire che la giornalista televisiva era ciò che volevo fare e così sono rimasta in quel settore.
Lavoro e famiglia, deve essere di certo difficile riuscire a conciliare il tutto.
Uno dei problemi della mia generazione è che le donne dovevano decidere tra famiglia e carriera. Mi ricordo che io feci una grande fatica a tenere insieme le due cose, ma quando riesci a portarle avanti entrambe ti rendi conto del fatto che non è una fatica sprecata perché ti porta ad una grande completezza.
25 anni di matrimonio è un traguardo importante, com’è stare al fianco del primo cittadino di Bergamo?
Sono stati 25 anni meravigliosi, per noi è stata una soddisfazione grandissima riuscire a raggiungere un traguardo del genere. Abbiamo costruito insieme una famiglia e abbiamo cresciuto tre figli meravigliosi con fatica e passione, cercando di essere d’esempio per loro. È stata un’avventura bellissima, abbiamo vissuto momenti indimenticabili con grande voglia di condividere le nostre vite e trascorrere tempo insieme. Il rispetto e la fiducia reciproca sono l’essenza della nostra relazione e mi considero davvero fortunata di averlo incontrato, lui è la persona con cui sto meglio al mondo.
Qual è stato il traguardo più importante che ha raggiunto?
Se guardo indietro  sono felice di avere realizzato, non senza fatica, tutti i sogni per cui mi sono impegnata. Ho un lavoro che ancora mi appassiona anche se è cambiato, una famiglia numerosa e serena che rappresenta il mio successo più grande, e un impegno sociale con Cesvi, ong di Bergamo con cui lavoro da più  di vent’anni, che dà un senso profondo alla mia vita, con l’aiuto verso i più deboli, e un significato più profondo allo status di personaggio pubblico.
Sta attualmente lavorando a qualche progetto con Cesvi?
Attualmente stiamo lavorando ad una campagna che si chiama “diventare grandi“ rivolta a proteggere i sogni dei bambini. La pandemia  nelle famiglie già fragili e problematiche ha provocato danni pesanti ùsui minori, vittime di trascuratezze, abusi violenze o anche semplicemente di apatia per mancanza di vita sociale. In questi contesti i piccoli tendono a cancellare persino i propri sogni e i legittimi desideri di riscatto . Cesvi ha sviluppato una rete di aiuti psicologici e sociali per aiutare loro a superare i traumi. Per poter sperare di avere una vita migliore.
Da sempre grande appassionata di moda, come è nata la voglia di lanciarsi in un’avventura imprenditoriale come quella di Crida?
Crida è un progetto che io e Daniela Palazzi, mia grande amica, avevamo in testa già da un po’ di anni e che ha preso forma ad inizio 2020. È stata sicuramente una scelta azzardata decidere di diventare imprenditrici a 50 anni ma abbiamo pensato che se non lo avessimo fatto in quel momento sarebbe diventato troppo tardi, e in fondo non è mai troppo tardi per inseguire un sogno. Ci siamo dovute mettere a studiare perché un conto è essere appassionate di moda, un altro è fare le imprenditrici della moda; abbiamo iniziato dalle basi, dalla ricerca e dalle stoffe. Crida è un brand completamente Made In Italy, i nostri tessuti sono tutti sostenibili e naturali, molti fornitori sono della bergamasca, per questo diciamo che il nostro è un progetto a chilometro zero. L’idea è quella di tornare ad un concetto di eleganza, slegata dalle stagioni e dalle tendenze del momento.
Noi facciamo solo abiti, ma cerchiamo di farli molto bene. Ci piace pensare che i nostri capi possano durare a lungo nell’armadio, e ancora prima che la pandemia scardinasse il mito del fast fashion, avevamo ben presente il concetto di qualità, di comprare meno ma comprare meglio. Questa fin dall’inizio è stata l’idea che ci ha spinto a creare abiti per donne consapevoli di ciò che indossano.
Qual è il suo rapporto con i social?
Ho una community molto ampia su Instagram con cui interagisco spesso. I social possono essere molto utili per condividere cause sociali ma purtroppo sono anche luogo dei peggiori istinti delle persone. Abbiamo una pagina di Crida che funziona molto bene, molti hanno capito l’impegno che ci abbiamo messo per creare questo brand ma, nonostante ciò, si sono manifestati parecchi attacchi, a mio parere gratuiti. Capisco che gli abiti possano non piacere a tutti, ma quello che leggo spesso non è una semplice opinione.
Bergamo è stata colpita dalla pandemia prima di qualsiasi altra città europea. Come ha vissuto la pandemia?
L’ho vissuta come tutti i bergamaschi, con grande sofferenza, accanto a Giorgio che era devastato e preoccupato per la situazione. Inoltre all’inizio ero molto in ansia per i miei figli che studiavano all’estero ma che in seguito, per fortuna, sono riusciti a tornare a casa. Il mio impegno con Cesvi in quei mesi è stato fondamentale, contattare la gente per raccogliere fondi è stato di grande aiuto per superare quel periodo così buio per Bergamo. L’unico lato positivo è stato il tempo trascorso con l’intera famiglia, era da tanto che non passavamo delle serate tutti insieme sul divano a guardare un film.
Ha qualche progetto futuro?
Il mio futuro è il presente e tra il lavoro da imprenditrice con Crida e l’impegno con Cesvi mi rimane poco tempo per altro. Ogni tanto torno in tv come ospite. Non ho escluso  la televisione dalla mia vita ma aspetto un progetto che possa appassionarmi davvero.
Un messaggio per la sua amata città.
Non credo che i bergamaschi abbiano bisogno di un mio messaggio, non sono mai stata così orgogliosa di questa città e dei suoi abitanti. Sono rimasta colpita dalla forza e dal coraggio, dimostrati durante la prima ondata, dei cittadini che hanno sofferto in silenzio e che sono stati capaci di ripartire il prima possibile. Sono molto fiduciosa del fatto che la loro tenacia verrà ripagata e che Bergamo splenderà ancora più di prima. Ilaria De Luca


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