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Territorio

MAURIZIO AURIEMMA

«Dobbiamo essere responsabili»

dicembre 2020

Il Questore Maurizio Auriemma, da poco nominato dal Consiglio dei Ministri “Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza”, più alta qualifica a cui un funzionario della Polizia di Stato può aspirare, ci ha concesso nuovamente di affiancare i suoi agenti per documentare l’attività che svolgono durante questo secondo lockdown e ci ha ospitati nel suo ufficio per aggiornarci sull’attuale situazione a Bergamo.
Che differenze ha riscontrato, dal punto di vista del comportamento dei cittadini, tra la prima e la seconda ondata? Da parte loro c’è stato lo stesso rigore che hanno adottato in precedenza?
Rispetto a marzo ho riscontrato un maggiore scoramento nei confronti delle misure restrittive adottate, ma da parte del cittadino bergamasco non c’è mai stata una mancanza nel rispetto delle regole e della comunità. Durante la prima ondata Bergamo ha sofferto molto e le persone non uscivano di casa per paura, in questa seconda, nonostante la delusione e lo scoraggiamento di dover affrontare nuovamente un periodo buio senza sapere quando finirà, ho notato la medesima osservanza delle norme stabilite nel DPCM del 3 novembre.
Crede che le misure adottate con questa chiusura parziale possano portare ad un miglioramento sui dati di contagio?
Io sono chiamato a far rispettare i provvedimenti normativi del Governo, questo lockdown è parziale perché di fatto parecchie attività sono funzionanti, anche se, con la chiusura di scuole, università, negozi, bar e ristoranti, gli spostamenti sono notevolmente diminuiti e la vita di relazione si è sicuramente raffreddata. Il fatto che le misure adottate stiano portando un miglioramento è lampante, lo si sta verificando con il rallentamento della curva dei contagi, infatti sono fiducioso nel fatto che tutto questo contribuirà a fermare il virus. Sono anch’io un cittadino, quindi rispetto il distanziamento sociale, utilizzo la mascherina ed evito di uscire se non è necessario.
Come si sta organizzando la Polizia di Stato per fronteggiare questa seconda emergenza?
La Polizia di Stato è un’istituzione essenziale nel panorama della sicurezza di questo paese. Si è tenuto un comitato, presieduto dal Prefetto, con tutte le forze di polizia ed i sindaci per affrontare le tematiche del decreto, poi abbiamo svolto una riunione tecnica di coordinamento in cui abbiamo elaborato un piano efficace per la gestione dell’intero territorio: per cui la città di Bergamo, dove ha sede la Questura, e Treviglio, dove c’è un commissariato, sono controllate prevalentemente dalla Polizia di Stato, invece la Polizia Locale e l’Arma dei Carabinieri, che hanno una distribuzione più consistente sul territorio, si occupano principalmente dell’area provinciale, inoltre possiamo anche contare sulla Guardia di Finanza e sull’Esercito, oltre che sulle risorse che ci sono state mandate a marzo da Roma. I risultati che abbiamo conseguito finora sono lodevoli, a fronte di 12.000 persone fermate, ne abbiamo sanzionate solo 200, per quanto riguarda gli esercizi commerciali, ne sono stati vagliati oltre 2.000 e soltanto 6 non rispettavano le norme di contenimento. In questo secondo lockdown abbiamo voluto garantire continuità delle attività essenziali, come i passaporti, le istanze dei visti ed i permessi di soggiorno, mantenendo i nostri uffici aperti al pubblico, tramite ingresso contingentato e su prenotazione durante tutti i giorni feriali ed il sabato mattina.
Durante il primo lockdown ci ha parlato di una notevole diminuzione di vari rati, state riscontrando il medesimo calo?
Durante il primo lockdown c’è stato un calo drastico dei reati, ma ne stiamo notando uno anche in questo periodo, grazie alla diminuzione di mobilità, ma anche all’aumento consistente delle forze di Polizia sul territorio. Per esempio, il numero dei furti dell’anno precedente tra il’ ottobre ed il 17 novembre era 2.394, nello stesso periodo del 2020 invece ne sono stati compiuti 1.429, quasi mille in meno, e lo stesso vale per i delitti totali che, nel medesimo lasso di tempo, sono calati da 5.085 a 3.357, con uno scarto di quasi duemila. Sono accresciute però le truffe online ed i reati informatici, anche il crimine si adegua alle evoluzioni del periodo storico.
Molte categorie attualmente stanno risentendo più di altre e molti cittadini sono ormai insofferenti al fatto di rinchiudersi in casa. Siete preoccupati che le situazioni di ribellione accadute qui a Bergamo possano ripresentarsi nel tempo?
Alla notizia di questa seconda chiusura abbiamo riscontrato maggiore nervosismo, purtroppo si sono verificati alcuni disordini, come il corteo sotto casa del sindaco o il blocco di Porta Nuova, ma i responsabili sono stati individuati e denunciati all’Autorità Giudiziaria (fortunatamente la città non è stata danneggiata). Posso capire che molti lavoratori siano preoccupati per il proprio futuro, ma la cosa più importante ora è la salute pubblica e dobbiamo evitare di intasare gli ospedali, infatti ho preso atto del fatto che alcune manifestazioni siano state rimandate a quando l’emergenza finirà, dimostrando un profondo senso di responsabilità da parte dei promotori.
Vorremmo anche da parte sua un messaggio di vicinanza per Bergamo.
Il cittadino bergamasco ha sempre dato dimostrazione di una grande capacità lavorativa e di attivazione nel momento del bisogno, abbiamo superato il periodo di marzo quindi sono sciuro che ce la faremo anche questa volta. Per ora dobbiamo essere responsabili, rinunciare per un po’ alle nostre abitudini passate ed avere fiducia in quello che ci è stato chiesto di fare, con la speranza che si possa tornare il più velocemente possibile alla normalità.

Siamo stati accompagnati da Andrea Sandroni, dirigente dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, prima in Piazza Vittorio Veneto ed in seguito in Città Alta, per seguire i controlli di routine che la Polizia di Stato svolge quotidianamente in questa seconda ondata di Covid, favorendo il rispetto delle norme anti-contagio previste dal decreto emanato lo scorso 3 novembre. Il dottor Sandroni ha affermato: «L’aria di Bergamo è ancora intrisa della sofferenza di coloro che hanno perso i propri cari, quindi pochi escono senza una motivazione valida, fortunatamente c’è grande partecipazione al senso di responsabilità». Alla nostra domanda “Vivete la stessa paura di marzo?”, ci è stato risposto: «La paura è lecita, anzi penso che in questi casi sia utile perché ci sprona a fare maggior attenzione, purtroppo anche noi abbiamo subito molte perdite. Siamo servitori dello Stato, il nostro compito è stare per strada ed essere anche a contatto con cittadini sconosciuti e potenzialmente infetti per aiutarli ad affrontare questa situazione, facendogli capire che è necessario evitare il più possibile i contatti e rispettare il distanziamento sociale». Ilaria De Luca


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