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Personaggi

IL DISINFORMARTICO

Intervista esclusiva a Paolo Attivissimo

agosto 2017

Alzi la mano chi ha almeno un dispositivo connesso ad internet - computer, pad o smarphone che sia - o chi ha sentito parlare di sicurezza informatica, di virus e di privacy o di cospirazioni e di notizie false (le cosiddette “bufale”) sul web. Bene! Se hai alzato la mano ma, soprattutto, se non l’hai alzata, questo articolo fa per te. Siamo infatti riusciti ad incontrare a Lugano Paolo Attivissimo personaggio mitico nella comunità nerd tra una partecipazione allo Starmus in Norvegia (una sorta di festival di scienze ed arti in cui si incontrano premi nobel, scienziati, economisti, astronauti etc etc) ed un incontro alla Camera dei Deputati a Roma. Giornalista e consulente informatico, divulgatore scientifico, cacciatore di bufale e studioso della disinformazione nei media, Paolo per i vecchi nerd come il sottoscritto è semplicemente “il disinformatico” dal nome del suo blog e di una fortunata trasmissione sulla radio svizzera. Affabile, appassionato, modesto e, soprattutto, estremamente preparato Paolo è stato l’istrione di una chiacchierata fiume di oltre tre ore che ha spaziato su diversi temi dalle false informazioni alla sicurezza informatica e degli apparati, alla tecnologia presente e futuribile. Partendo proprio dalla questione delle fake news, assolutamente attuale e socialmente impattante (consideriamo solo la querelle antivax in Italia), ci fa intendere di sgombrare la mente dall’idea che dietro alle false notizie ci siano semplicemente o soltanto bande di ragazzini brufolosi o gruppi cospirazionisti o la “casalinga di Voghera” senza formazione culturale specifica: lo scenario è ben altro. Ci racconta di come proprio allo Starmus, Jeffrey Sachs, economista e saggista americano, abbia fatto un’accorata invettiva sul giro di soldi che sta dietro alla diffusione di notizie false in rete “e, essendo tutto trasparente, lo ha fatto snocciolando l’organigramma con nomi e cognomi e con le cifre: dai fratelli Koch”, Charles e David, miliardari del petrolchimico americano che avrebbero messo in piedi un team di esperti di intelligence e controinformazione (la KIA dall’acronimo CIA) che avrebbero speso un miliardo di dollari per bloccare la corsa di Trump e contagiare la piazza con idee politiche propizie ai loro interessi industriali (ndr) “a tutti gli attori di questo campo con business da centinaia di milioni di dollari che finanziano i senatori e che puntano a manipolare le varie decisioni politiche negli USA. Pensiamo alle decisioni sui farmaci, sulle misure anti-inquinamento, sono tutte operazioni di facciata perché chi ha investimenti enormi nell’industria tradizionale non vuole mollare il punto o essere sostituito da qualcuno che si occupa di tecnologie nuove.” Nello specifico si pensi al caso del settore USA del carbone, altamente automatizzato e con poco personale effettivamente impiegato, che sta facendo assunzioni fittizie per apparire appetibile dal punto di vista delle politiche del lavoro mentre l’industria dell’eolico, del fotovoltaico impiega realmente decine di migliaia di persone. “Chiaramente, continua Sachs, il futuro economicamente sostenibile è verso le nuove tecnologie che da un lato assumono dall’altro sono meno impattanti sull’ambiente. Ma questo non si fa perché gli sponsor politici non vogliono cambiare le cose”. Sempre parlando di manipolazione dell’informazione passiamo a parlare, nello specifico per le ultime presidenziali americane, della manipolazione della propaganda di cui ci sono prove a livello informatico. “Parlavamo alla Commissione internet della Camera a Roma proprio della precisione chirurgica con cui oggi si può fare informazione - o disinformazione - commerciale e politica: oggi un’agenzia, un’ente o un governo può sapere di qualcuno chi è su facebook, twitter, instagram e gli altri social media, sa dove abita, deduce quale sia la sua fascia di reddito, combina i dati con la sua professione, con i suoi consumi, con i suoi “mi piace”, si fa un’idea delle persone a lui collegate e gli manda una pubblicità iper personalizzata. Il problema dell’internet oggi è questa raccolta massiva di dati che non si sa bene dove vadano, cosa se ne faccia e come vengano gestiti ed analizzati anche in modo automatico. Incrociare i dati e fornire delle informazioni mirate che possano influenzare, ad esempio, un voto politico, è una cosa banale dal punto di vista informatico, ma così si sfugge completamente agli organismi di controllo.” E la cosa interessante è che i dati siamo noi stessi a fornirli direttamente tramite social media, smartphone, geolocalizzazione, app legate al consumo ed ai viaggi etc. “Il defunto Rodotà lanciò un grido di allarme: ragazzi abbiamo un problema questa non è l’internet che avevamo sognato e pensato, quella collaborativa e paritaria dei nonni: l’infrastruttura c’è ancora ma è sempre più nelle mani dei grandi gruppi e degli stati. Perdonatemi la battuta amara: noi ci aspettavamo che il Grande Fratello di Orwell venisse fuori da uno stato totalitario; nessuno si aspettava che noi stessi avremmo speso soldi per acquistare oggetti fatti apposta per tracciarci. Ad esempio il GPS nel telefono non funziona solo quando ci serve il navigatore. Snapchat, per esempio, ha una feature per localizzare tutti i tuoi amici. E tu non sai effettivamente chi sono i tuoi amici virtuali: un paradiso per gli stalker. Gli oggetti tecnologici sono tramutati in oggetti per la sorveglianza da parte di chi vuole sorvegliare. Questi oggetti ci danno delle capacità operative enormi ma possono essere un po’ troppo invasive per la nostra privacy e per la nostra vita, quindi si dovrebbe imparare a reimpostarli perché facciano quello che vogliamo noi e non quello che vogliono gli altri.” Gli chiediamo alcune regole base e ci suggerisce di spegnere la geolocalizzazione e di attivarla solo per i servizi che servono e quando, perché “il dato di geolocalizzazione è quello che più interessa commercialmente”. Una branca della manipolazione dell’informazione sono le bufale che nascono per tre motivi: “per propaganda, quindi con una ideologia dietro, e per ideologia spicciola: vuoi che il mondo vada in un certo modo, vuoi credere ad una determinata cosa e scegli solo le informazioni che sostengono il tuo punto di vista. Per buona fede che ha dietro un equivoco o un’errata comprensione di una notizia per cui una persona divulga una cosa che non ha capito appieno o su cui non ha competenze (mi vengono in mente le storie di qualche anno fa dei cinesi che mangiano i bambini o quella dei gattini dentro la bottiglia). Da non molto anche per arricchimento: ci sono piccoli imprenditori che aprono una serie di siti, si affiliano ad una catena pubblicitaria come google adsense o altri inserzionisti, pubblicano notizie false, scioccanti che inducono la gente a cliccarci. In questo modo quando il lettore visualizza la pagina il gestore del sito incassa. Tra le ultime bufale che abbiamo smascherato mi viene in mente quella del presunto hackeraggio da parte di ANONYMOUS dei server della NASA con le rivelazioni sulla scoperta di vita aliena. News rimbalzata subito su tutti i giornali anche se smentita da Anonymous stesso e… dal buon senso. Pensate solo che se la NASA avesse fatto una scoperta del genere sarebbe stata ricoperta d’oro come sovvenzioni per le ricerche. Purtroppo alcuni giornali pubblicano volentieri notizie false e sono lenti a smentirle perché le fake news spesso portano click sui siti”. Dalla manipolazione dell’informazione il discorso passa a quello più ampio della sicurezza informatica che comprende sì i computer ma anche qualunque device collegato in rete. “I vari Governi sono predisposti per combattere la guerra precedente, sono cioé legati ad archetipi vecchi di una generazione. E lo stesso sta succedendo all’interno dei sistemi di sicurezza informatici. Ci sono Paesi come gli USA ed Israele che hanno competenze tecnologiche avanzatissime; in più gli Stati Uniti ad esempio hanno pre-infettato le macchine CISCO; la Cina fa lo stesso con alcuni smartphone di produzione orientale: hanno messo delle vulnerabilità tecniche per cui i governi possono scavalcare le protezioni. Lo stesso signor Kaspersky (l’Evgenij Kasperskij a capo del colosso specializzato nella produzione di software per la sicurezza informatica n.d.r.) alla domanda diretta di Larry King allo Starmus ha estratto dalla tasca un vecchio telefonino Nokia dicendo: io ho questo. Questo non lo cracca nessuno! Infatti al giorno d’oggi se io voglio fermare una forza armata posso intervenire con un missile o con un malware, un software. Spettacolare ed informaticamente elegante fu il clamoroso attacco informatico portato avanti da israeliani ed americani per interrompere il programma nucleare iraniano tramite il virus Stuxnet che mise in crisi i componenti PLC delle centrali rendendoli inservibili”.Quindi internet può creare problemi e non si può ne’ chiudere ne’ regolamentare: sarebbe un’apocalisse visti tutti i servizi che vi transitano. Basti pensare al recentissimo caso del ransomware Petya (un ransomware è un virus che limita l’accesso del dispositivo che infetta, richiedendo un riscatto da pagare per rimuovere la limitazione): “L’azienda di container MAERSK che sposta il 30% delle merci del mondo è ferma a causa del virus in circolazione. Non sanno neppure cosa hanno nei container: il 30% delle merci del mondo è fermo! La prossima frontiera già ben delineata sarà dell’internet delle cose con tutti gli oggetti connessi alla rete e programmabili e gestibili da remoto: dalle lampadine ai pacemaker, dagli impianti cocleari, ai sedili riscaldabili dell’auto tutte cose comode o estremamente utili ma tecnicamente vulnerabili: per questo bisogna diffondere la cultura della sicurezza per prepararsi in tempo a renderli sicuri: sarà una sfida affascinante”.
Link se volete seguire Paolo: 
Sito web: www.attivissimo.net e il suo Blog “il disinformatico”: www.disinformatico.info; sulle bufale potete consultare anche: http://www.butac.it/ e http://medbunker.blogspot.it/

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