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Personaggi

ALESSANDRA GALLONE

«La politica sia al servizio dei cittadini»

dicembre 2014

Alessandra Gallone, presidente della fondazione Civis 2.0 e consigliere comunale di Forza Italia a Palazzo Frizzoni, è venuta a trovarci nella nostra redazione: con lei abbiamo fatto il punto sull’attuale contesto politico-economico e sui problemi della nostra città, ma anche sulle soluzioni e sulle prospettive che la politica può (e deve) tornare a offrire.

Gallone, lei è presidente della Fondazione Civis 2.0. Come è nata questa idea e quali sono le prossime iniziative che avete intenzione di proporre sul nostro territorio?
La Fondazione Civis 2.0 nasce dall’esigenza di rendere protagonisti i cittadini di buona volontà che desiderano mettere a disposizione del loro territorio competenze e relazioni per creare un circolo virtuoso di opportunità e collaborazioni in un momento storico particolarmente difficile.  E’ una fondazione apartitica e senza fini di lucro. Tra i suoi soci fondatori vi sono personalità impegnate nei settori più disparati e tutti spinti dalla volontà di dare il proprio contributo alla città.  Vicepresidente è Paolo Agnelli che non ha bisogno di presentazioni e che ringrazio per l’ospitalità odierna, tesoriere è Riccardo Fogaroli,  presidente del FAI giovani della nostra Provincia, segretari sono Alex Vescovi, giovane avvocato e Gaia Gambirasi, poi tra i fondatori troviamo l’avvocato Lucrezia Martino, professionista molto impegnata nel sociale, Liliana Sancinelli, presidente della scuola per l’infanzia “La Gioiosa”, l’avvocato penalista Manlio Zambetti, l’imprenditore Enrico Seccomandi, l’avvocato Fabrizio Antonello già presidente di ATB, il commercialista Enrico Negretti, l’imprenditore Pierangelo Monzani, già sindaco di Gerosa, il dottor Mariangelo Cossolini, responsabile dell’unità operativa trapianti dell’ospedale Giovanni XXIII, Laura Marino docente Universitaria e il maestro Bruno Santori, direttore d’orchestra. Socia onoraria è Gabriella Vitali, vedova del Maresciallo D’Andrea caduto per mano del bandito Vallanzasca. La Fondazione ha portato a Bergamo diverse figure istituzionali di primo piano per discutere dei temi di più stretta attualità: si è parlato di Economia con il Presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella, di Giustizia con il Ministro Annamaria Cancellieri, di sanità con medici e professionisti illustri. L’Università ci ha sempre accompagnato ospitando i nostri convegni e supportandoci attraverso gli interventi del Rettore Paleari, del prorettore Morzenti Pellegrini e dei docenti. La Fondazione entra anche a scuola dedicando agli studenti incontri su temi per loro di estremo interesse quali la prevenzione in termini di incidenti causati da alcool e droghe, i pericoli del web e il cyberbullismo, lo sport ospitati dall’istituto “Leonardo da Vinci di Bergamo” che condivide la nostra mission. Stiamo vivendo un periodo di crisi non solo economica, ma di sistema a 360° gradi: per questo motivo nel 2015 proporremo riflessioni sui grandi temi del lavoro e della politica. Porteremo sul territorio bergamasco rappresentanti del Governo, dell’impresa, delle professioni, dell’università e del sindacato. Inoltre organizzeremo a Bergamo un grande momento di confronto tra tutte le forze politiche per accendere un dibattito trasversale su temi concreti per stimolare chi è coinvolto a lavorare affinché la politica comprenda il proprio ruolo fondamentale di servizio ai cittadini e al Paese. Vi saranno poi tanti altri appuntamenti su temi locali, per coinvolgere i giovani e dar loro strumenti: oggi manca l’interlocuzione diretta, l’interfaccia e noi stiamo lavorando su questo.

Lei ha parlato non solo di crisi politica, ma di sistema. Ci può chiarire questo concetto?
I problemi del nostro paese sono molti, ma in un momento drammatico come questo non si può non parlare del tema-lavoro: la disoccupazione continua ad aumentare e in sette anni siamo arrivati ai massimi storici, era dal 1977 che non si verificava un disastro del genere. La disoccupazione giovanile poi ha toccato il 45%, vuol dire che un giovane su due non lavora. Da noi, in Lombardia siamo al 27%. E siamo la Lombardia! Le imprese chiudono se non riescono a delocalizzare e i motivi li conosciamo tutti: imposizione fiscale, costo del lavoro, burocrazia, costo dell’energia, concorrenza sleale dei paesi extraeuropei. Oggi un imprenditore si sente dire dal governo: “hai visto, abbiamo modificato l’Articolo 18, adesso non hai più scuse”. Questo significa non aver capito niente delle difficoltà delle nostre Pmi, che rappresentano  la spina dorsale del nostro paese: un impresa se non riesce ad avere commesse e a lavorare, è morta. Ogni giorno falliscono aziende e questo significa perdere know-how, significa perdere un patrimonio che il tuo territorio aveva, significa ridurre sul lastrico intere famiglie, significa delocalizzazione, che rappresenta il più grande fallimento che ci possa essere. Ripartiamo dunque dall’Abc e ascoltiamo la voce di chi quotidianamente si rimbocca le maniche e dà lavoro ai propri dipendenti: in primis a pesare è il costo dell’energia. Aumentano elettricità e gas, ma non solo per via della crisi ucraina: dietro l’aumento dell’elettricità del 2% vi è, infatti, un’imposta nascosta che serve a ripianare il Bilancio dello Stato. Mi sembra tanto il gatto che si morde la coda. In questo contesto è la stessa Comunità Europea che ci sta stretta: c’è un Sud Europa che sta attraversando una fase particolare, che andrebbe vista in un altro modo. Uscire dall’Euro sarebbe un disastro, ma dobbiamo chiedere all’Europa di derogare in merito a determinate restrizioni che ci impone e che ci stanno soffocando.

In un momento socialmente e politicamente molto difficile, come lei ha sottolineato, come si possono leggere le difficoltà del partito a cui appartiene, ossia Forza Italia?
Credo che la crisi sia in realtà più ampia, del centrodestra in quanto tale, non solo di Forza Italia. E’ in atto una frammentazione di quello che fu il Pdl, che conteneva al suo interno anime diverse: ora è più che mai necessario una rifondazione complessiva, facendo tabula rasa dei passati conflitti e ripartendo da zero. Il sistema Giustizia in Italia ha delegittimato Silvio Berlusconi e la conseguenza è stata una serie di Governi non eletti dai cittadini che hanno portato alla situazione attuale (Monti, Letta, Renzi). Serve un contenitore, che si possa poggiare su grandi personalità, sulla base e sui militanti. Serve un grande progetto condiviso. Serve ritrovare il senso più profondo della politica, quel sistema valoriale che ha sempre caratterizzato il centrodestra sui temi per noi fondanti: famiglia, tradizione nazionale, lavoro, libera impresa…  La gente è stanca, aspetta risposte e manda segnali chiarissimi: la disaffezione alle urne è un  esempio in questo senso. La maggior parte del “partito dell’astensione” è composto da elettori di centrodestra che stanno aspettando di ritrovarci e su questo dobbiamo riflettere.

Torniamo per un attimo alla nostra città. Come giudica i primi sei mesi della giunta Gori?
Non so francamente che giudizio dare, dopo sei mesi non ho visto questo grande cambio di passo. Sono state discusse poche delibere pregnanti, la prima ha riguardato il rifacimento del piazzale della Stazione e, a questo proposito, mi sono posta una domanda: con una giunta composta da ben cinque architetti di valore era proprio necessario farne arrivare una dal Portogallo per questo progetto? Decidere di chiudere il centro cittadino a Natale sarà forse un sollievo ma cosa ne pensano i commercianti? Viabilità e sicurezza? Detto questo, il giudizio per ora è sospeso, diamogli tempo e aspettiamo “fiduciosi” il cambio di passo che al momento non mi pare così evidente.

Lei ha lamentato la scarsità di agenti sul nostro territorio. C’è un problema legato alla sicurezza a Bergamo?
La sicurezza non è un problema, ma “il” problema. Ogni giorno abbiamo notizia di appartamenti violati, signore scippate e ragazzini aggrediti e derubati e Bergamo non era abituata a questo: non è una grande metropoli e forse in questo momento si sente più vulnerabile. Dobbiamo iniziare a volere più bene a Bergamo, farla tornare ad essere come una città a misura di donna e di bambini. Vorrei una Polizia Locale  con un sistema di miglior indirizzo delle azioni. Non ci sono i soldi? Bene, si inizi a migliorare l’illuminazione urbana, cominciando a mettere la luce alle fermate degli autobus, nelle zone nascoste della città. Ho imparato una cosa dalla politica: se la politica vuole, la politica può. Confido quindi che la prima illuminazione l’abbiano, tanto per restare in tema, le persone che si occupano di questi problemi, affinché si rendano conto che non sempre sono necessarie grandi e dispendiose opere per vivere al meglio la propria città, ma a volte basta semplicemente attenzione e cura ai particolari del quotidiano.

Lei è sempre stata molto impegnata sui temi legati al sociale. Ci può raccontare la sua esperienza in questo senso?
Durante il mio mandato in Senato mi sono occupata di diversi provvedimenti, ma quello a cui rimango più affezionata è l’equiparazione dei figli: è una legge che io stessa ho portato avanti con determinazione e oggi tutti i figli sono uguali, a prescindere del fatto che i genitori siano sposati o meno. Niente più naturali, legittimi o adottati, ma solo figli con gli stessi diritti e doveri: credo che abbia rappresentato un grande passo in avanti per il nostro Paese, almeno su queste tematiche.

Infine, una domanda sul caso Yara. Lei è sempre stata molto vicina alla famiglia e a fine novembre scorso sono passati 4 anni dalla scomparsa della giovane ginnasta: cosa ci può dire in merito?
Ho seguito questa vicenda dal primo giorno, anche perché Maura (la mamma della piccola Yara, ndr) era educatrice in un asilo nido quando io ero assessore ai servizi per l’infanzia: da lì si è creato un rapporto che è poi andato avanti negli anni. La famiglia di Yara chiede semplicemente giustizia, perché dopo 4 anni non sapere chi ti ha portato via la tua bambina è davvero lacerante. E’ una famiglia fortissima, anche se penso che inizino a essere un po’ stanchi della situazione: ad oggi non sappiamo se è stato trovato il vero colpevole ma io non li ho mai sentiti accanirsi contro nessuno, né li ho mai sentiti utilizzare parole di odio o rassegnazione. Soltanto tanta preghiera e necessità di sapere chi è stato, per cercare di trovare una sorta di pace, andando avanti con i loro tre figli. E’ la prima volta che parlo dell’amicizia che mi lega a Maura e Fulvio ma mi ha fatto sempre molto piacere che in molti abbiano cercato di essere loro vicini nella maniera più semplice possibile.

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