Imprese
Tetris Consulting, innovazione, digitalizzazione e sostenibilità ambientale
L’ing.Sara Arosio fa parte da due mandati del CD Giovani Imprenditori Confindustria Bergamo e lo definisce un ambiente estremamente dinamico, assai meno legato all’impegno politico rispetto alla corrispondente realtà “senior”, e interamente orientato a supportare i giovani imprenditori nell’emergere con le loro attività.
«Il problema di tante PMI familiari», spiega Arosio, «sta in un passaggio generazionale spesso complicato dalla visione troppo monolitica di un capostipite restio ad accogliere i cambiamenti e le innovazioni portate dai più giovani. Ovviamente questo problema non si percepisce nelle grandi aziende che hanno livelli di delega ben definiti. Nelle piccole realtà dove tutti fanno tutto, che costituiscono, lo sappiamo bene, la spina dorsale della nostra economia, si può anche gestire o far gestire al meglio il passaggio, ma quello che deve scattare affinché funzioni è un cambiamento di mentalità capace di fare fronte al calo fisiologico dell’azienda che subentra dopo alcuni anni di attività».
Un problema, questo, che Sara Arosio non ha vissuto in prima persona, gestendo con successo insieme alla madre l’ing. Anna Bianchini la Tetris Consulting, agenzia di consulenza ad ampio spettro situata a Treviglio e nata proprio grazie all’esperienza di Anna nelle certificazioni di qualità.
Una scelta peculiare, quella di una sede più periferica rispetto a Bergamo o Milano, ma che le due imprenditrici, che hanno risposto alle nostre domande, definiscono voluta, proprio per essere distinte e radicate nel proprio territorio, evitando così di confondersi nel marasma di concorrenza, più o meno prestigiosa, che caratterizza l’offerta dei capoluoghi di provincia.
Come avete affrontato questi ultimi anni e come è cambiato il vostro lavoro con la pandemia?
Come tutti abbiamo più che altro subito questa situazione, che sicuramente non è stata propizia in termini organizzativi e di fatturato. Ci siamo adattati a partire dagli spazi, grazie ad una nuova sede più grande, che ci ha consentito di mantenere il distanziamento e l’isolamento richiesti dalle norme antiCovid. Abbiamo poi investito acquistando la licenza di un centralino ip e piattaforma per videoconferenza, potenziando il server cloud in condivisione con i clienti e sostituito tutti i pc portatili dei collaboratori predisponendoli per il lavoro da remoto. Noi lavoriamo con diversi collaboratori esterni, ciascuno specializzato nel suo ambito, che sia la certificazione di qualità, la sicurezza sul lavoro, informatica o ambientale, e così via, e in quel periodo ci organizzavamo per venire in ufficio a turni, adattandoci allo smartworking e al cloud per il resto del tempo. La sfida maggiore è stata proprio quella di “educare” il cliente a questa modalità: il nostro lavoro si svolge in gran parte in presenza e la presenza fisica è un elemento importante per valutare la credibilità del consulente. D’altro canto, lo smart working offre un vantaggio-svantaggio, che è quello della disponibilità senza limiti di orario. Possiamo dire che sicuramente non sono stati anni di particolare crescita o efficienza finanziaria, se si considera quanto abbiamo lavorato in termini di ore; ma il fatto di essere tutti accomunati dallo stesso problema e dagli stessi mezzi per risolverlo ci ha aiutato a gestire la sfida, senza perdere clienti e soprattutto senza che i nostri clienti subissero danni irreparabili dalla crisi.
Come si è evoluto il vostro mercato negli ultimi anni? Quali sono i trend di mercato del momento?
I temi di cui si sente maggiormente parlare in questo momento sono: innovazione, digitalizzazione, e sostenibilità ambientale. Noi proponiamo sistemi integrati che consentono di avere sotto controllo la sicurezza in tutte queste aree, ma è importante che questi sistemi siano compenetrati al gestionale informatico dell’azienda. Per poter essere efficienti, essi devono poter accedere agli archivi informatici e alle piattaforme digitali già in uso, e viceversa. I nostri clienti generalmente rispondono bene a questo tipo di proposta, anzi in molti casi la richiesta parte proprio da loro, o almeno da quelli più al passo coi tempi. Noi spingiamo su queste tematiche che sono quelle più attuali per ogni azienda, ma tra i clienti ce ne sono comunque alcuni che non hanno percezione della necessità di questo tipo di soluzione.
Quale è stata la vostra chiave per competere in questi ultimi anni? Come i sistemi di gestione integrati possono aiutare le aziende in un periodo particolare di crisi?
La chiave è il nostro approccio, sicuramente di stampo femminile, che punta a seguire molto il cliente, accompagnandolo in ogni passo. Ci è stato favorevole il cambiamento, negli ultimi anni, delle normative di qualità, che da essere dei compendium principalmente prescrittivi sono passati a fornire delle regole su tutte quelle procedure che l’imprenditore già conosce bene, perché sono il suo pane quotidiano: il cliente sa benissimo a cosa ci riferiamo quando parliamo di gestione del rischio; non dobbiamo insegnargli noi che cos’è la qualità del suo prodotto, perché sono temi che affronta ogni giorno, o non farebbe business. Noi ci limitiamo a fornire e certificare dati che supportino questa visione. Il bello è che queste normative offrono una buona base di regole a cui fare riferimento per una gamma veramente ampia di situazioni. La ricchezza della norma sta nella sua flessibilità, se ben congegnata e adattata. La partita, infatti, ormai si gioca non tanto sulla qualità di prodotto ma su quella organizzativa, che la pandemia ha messo a dura prova: la crisi logistica, di approvvigionamento delle materie prime e la difficoltà di avere le risorse umane giuste nel posto giusto, sono le sfide più attuali. E i sistemi di gestione integrati da noi proposti possono essere un grosso aiuto in questo senso.
Progetti futuri di Tetris Consulting? Siete un bell’esempio di imprenditoria al femminile. Cosa ne pensate dell’evoluzione del settore in tal senso?
Sicuramente cercare nuovi collaboratori, rinnovare il sito internet e integrare nuove certificazioni ISO, come la 27001 per la protezione dei dati, la 50001 per la gestione integrata e le altre Norme della famiglia 14000 per la sostenibilità ambientale.
Per quanto riguarda l’imprenditoria femminile, credo sia un concetto anacronistico. Esiste l’imprenditoria basata sulla capacità dell’imprenditore, e il genere non dovrebbe costituire un problema. In passato una donna per farsi strada in questo settore doveva avere una marcia in più, oggi i dati ci dicono che anche al Politecnico di Milano in tutte le facoltà il numero di studentesse iscritte ha superato quello degli studenti. Quindi questo è un problema che non dovrebbe presentarsi, semmai bisogna lavorare affinché non sia più neanche percepito come tale.