Imprese
Tecnosintesi: ben-essere, realizzazione e onestà. Ecco l’alfabeto del successo
Una carriera che esce dagli schemi tradizionali dell’industria quella dell’ing. Franco Budi: una vita lavorativa trascorsa come general manager della Polynt, multinazionale svizzera con sede a Scanzorosciate; poi il pensionamento, traguardo agognato per chiunque, ma che per il dinamico ingegnere chimico abituato a viaggiare continuamente su e giù per il mondo si rivela “una noia mortale”; e così accade che, dopo appena 15 giorni di “quieto vivere”, l’ing. Budi decida di dare vita a Tecnosintesi, società di intermediazione e trading di materie prime nel settore chimico che oggi taglia il traguardo dei 13 anni di attività.
Il segreto? Non solo lavorare duro, ma anche abbracciare una filosofia più giovane e attuale, fatta di teambuilding e apertura al cambiamento. “Ricordo che la prima cosa che abbiamo scritto nel nostro statuto è stata: “Divertirsi, senza perdere soldi”, e devo dire che ad oggi questa filosofia ha pagato”.
Ci descrive in breve la storia di Tecnosintesi e come siete arrivati ai numeri attuali?
Abbiamo cominciato a proporci a potenziali clienti che già conoscevamo, come intermediari, lavorando su commissione. Dopo circa un anno, abbiamo cambiato direzione e siamo passati al trading. Ci siamo trasferiti da Milano a Bergamo, ed è iniziata una partnership con un ex collega cinese della Polynt di Singapore, che ha una propria società commerciale a Shanghai. Abbiamo impostato la nostra collaborazione sulla ricerca e certificazione di prodotti e produttori asiatici da proporre sul mercato europeo. Serve un iter di approvazione piuttosto lungo, di cui noi ci occupiamo in toto.
Qual è la tipologia dei vostri clienti finali?
Principalmente produttori di intermedi o additivi per la produzione di materie plastiche. Oggi abbiamo 5 collaboratori più il sottoscritto, per un fatturato di circa 15 milioni di euro. Siamo passati da Srl a Spa, abbiamo circa 50 clienti regolari, una trentina di prodotti sul mercato, più altri allo studio e altri in fase sperimentale, questo perché, tramite il lavoro della McKinn (la società cinese nostra partner) ricerchiamo prodotti su misura per il cliente con l’obiettivo di fornire alternative competitive e di qualità. Lavoriamo con le principali banche internazionali e negli ultimi tre anni siamo riusciti a triplicare il volume di affari, grazie anche al loro sostegno.
Con quale spirito e quali valori sceglie e si rapporta alle persone del suo staff?
La mia filosofia è quella di assumere dei giovani, e non solo farli crescere, ma farli sentire parte del progetto. Essere un leader significa saper trasmettere un senso di appartenenza. Ho accolto in squadra persone che si sono dimostrate capaci di mettersi in gioco, e io in cambio devo loro qualcosa, interesse, considerazione per le loro necessità anche umane. Qui non ci sono regole scritte, purché le persone sappiano cosa devono fare. Tutti devono lavorare nella stessa direzione, e per me questo include un ben-essere della persona: non solo benessere a livello economico, ma autostima e realizzazione. I nostri valori sono l’assoluta onestà; la reputazione che deriva dall’onestà; e il promuovere l’appartenenza.
Come agite per tutelare la sostenibilità ambientale?
Non abbiamo in mano la produzione delle materie prime, ma la raccolta di informazioni è altrettanto importante. Molti dei nostri clienti sono alle prese con l’ Environmental Product Declaration. La Cina è ancora indietro su questo aspetto, ma si sta mettendo in pari, anche perché, in base al regolamento REACH dal 2018 le aziende il cui prodotto non è certificato non possono vendere, pena sanzioni salate. Così, abbiamo deciso di prendere l’iniziativa, investendo in un prodotto, un catalizzatore, per ottenerne la certificazione REACH e gestirlo autonomamente. Abbiamo trasformato quella che poteva essere una barriera in un’opportunità.
Quale futuro immagina per Tecnosintesi, nel panorama bergamasco e in quello globale in cui siete proiettati?
Una delle strade che abbiamo ipotizzato per il futuro, è quella di iniziare a proporre prodotti europei sul mercato asiatico. Ovviamente occorre ragionare sul tipo di prodotto da offrire: la Cina è imbattibile nella produzione di commodities, e dove non si può giocare la partita sulle quantità è giocoforza investire in qualità, personalizzazione ed eccellenza, per cui siamo noti. Esiste una teoria secondo cui, quando un’azienda che “va bene” non cambia nulla nel suo modus operandi, prima o poi inizierà una discesa inesorabile. Dobbiamo accettare un calo fisiologico della performance per avere il coraggio di rinnovarci. In Bergamasca, abbiamo una tradizione importante nel settore chimico, e abbiamo un ITIS che è una scuola altamente professionalizzante da cui noi stessi attingiamo. Soffriamo di tutti i problemi di cui soffre l’Italia in generale: burocrazia, spese di logistica, regole complicate e mai applicate, IVA. Dobbiamo destreggiarci tra tutto questo, ma il lavorare tutti in un’unica direzione è la nostra forza.