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Phoenix International stampi d’acciaio

febbraio 2017

“Il Nord Italia esprime eccellenze che fatico a trovare in altre parti del mondo”. L’affermazione è di Roberto Rusticelli, amministratore delegato e presidente di Phoenix International, azienda leader nel settore dell’estrusione dell’alluminio.
Come è arrivato in Phoenix? Innanzitutto va detto che la mia formazione è di tipo economica: mi sono laureato in Economia a Bologna e, successivamente, ho conseguito il master in Business Administration, MBA, dell’Università di Milano Bocconi. Quel master mi diede la possibilità di svolgere un semestre in USA. Dopo un esperienza in una società di consulenza direzionale americana, in Phoenix International, invece, arrivo nel 2003 ed oggi ricopro l’incarico di amministratore delegato e presidente di tutto il gruppo Phoenix, oltre ad avere incarichi nelle varie società del gruppo.
Si può dire che è la mente operativa del gruppo. Ci può descrivere chi siete e cosa fate? Phoenix opera nel mercato degli stampi per l’estrusione dell’alluminio. Con i nostri stampi, altre aziende ottengono profilati dalle diversissime applicazioni: componentistica per auto e trasporti in generale; costruzioni, si pensi ai serramenti; aeronautica, nautica ed applicazioni industriali: scambiatori; illuminazione e molto altro. Se questo è il mercato di riferimento, la nostra azienda si colloca ai vertici europei: non ci sono altri produttori delle nostre dimensioni sia in Europa che nel mercato extraUE di riferimento.
Quale è il vostro mercato di riferimento? Noi facciamo il 95% dei nostri ricavi in Europa di cui 20% in Italia. Il motivo di questa focalizzazione è da cercarsi essenzialmente nella natura del nostro business. Gli stampi sono prototipi e vengono realizzati su misura, a partire dalle esigenze produttive dei clienti: loro ci inviano un disegno; noi progettiamo lo stampo, lavoriamo l’acciaio per costruirlo, assembliamo il pezzo e lo consegniamo al cliente “chiavi in mano”. Il tutto con una tempistica da 4-5 giorni alle due settimane massimo, salvo eccezioni, ed i clienti esigono il rispetto delle scadenze. Ben si capisce, dunque, che dovendo fornire tempi di consegna brevi e certi e dovendo, inoltre, essere vicini ai nostri clienti per assicurare loro un’efficace postvendita, la geografia del nostro business diventa necessariamente limitata: non è possibile produrre in Europa per servire mercati extraUE. Se volessi produrre per mercati extraUE, dovrei aprire uno stabilimento là.
A questo punto, la domanda è d’obbligo: ci sono progetti per espandersi extraUE? Sì, noi vogliamo crescere e se si vuole crescere, è d’obbligo guardare fuori UE. Ci sono tante opportunità ma anche tanti rischi, stiamo valutando un po’ tutti i mercati. Per ora, abbiamo valutato come profittevole il medio-oriente e, per questa ragione, abbiamo avviato una joint venture a Dubai: settimana scorsa abbiamo iniziato la produzione. Ci aspettiamo molto da questa partnership e, soprattutto, da questo mercato. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che nel 2020 Expo si terrà proprio a Dubai ed Expo significa sviluppo, investimenti, costruzioni, profilati e, quindi, stampi. Un’altra nostra valutazione riguarda il mercato cinese: Cina e oriente sono affascinanti; la Cina è diventata in dieci anni da terzo mercato a primo mercato ed oggi è due volte USA e UE. Però là vi sono anche minacce: una su tutte, l’ambiente competitivo difficile.
Se questi sono i vostri mercati geografici di riferimento, quali sono, invece, i vostri clienti tipo? I nostri clienti tipo sono i produttori di profili in alluminio. In generale, oggi vi sono due categorie di clienti: pochi e grandi operatori internazionali di estrusione; altri operatori indipendenti di minor dimensione ma, nel loro piccolo, campioni nazionali. In generale, tra i nostri clienti vi è una tendenza al consolidamento. Tanto premesso, noi serviamo tutti questi operatori; abbiamo una copertura del mercato pari all’85 - 90%.
Quale è il settore trainante per l’alluminio? Tutti i settori stanno crescendo. Rispetto all’acciaio, l’impiego di alluminio è ancora limitato e, per questa ragione, ha grosse prospettive di crescita. Per noi, ad esempio, sta crescendo molto l’auto. La causa risiede nella necessità di ridurre il peso dei telai per ridurre le emissioni. Entro il 2020, l’Unione Europea, spinge per avere un parco macchine pari al 30% di auto ibride o elettriche. In questo contesto, l’impiego dell’alluminio sarà inevitabilmente sempre maggiore.
Il settore costruzioni, invece, quanto pesa nel vostro business? Tanto ma sempre meno. L’alluminio sta trovando sbocchi in altri settori mentre l’edilizia continua ad avere problemi anche se con incidenza diversa in Europa: la Germania è già tornata sopra i livelli precrisi; Spagna e Italia, invece, sono sotto del 40% nel consumo di alluminio. In questo contesto, la crescita della Germania compensa la stagnazione in Italia e Spagna: essendo la Germania un importatore netto, noi esportiamo in Germania. In generale, auspicheremmo una ripresa del settore edile basata sulla riqualificazione del patrimonio esistente. Per le nuove costruzioni, infatti, non c’è mercato.
Ci può dare due dati aziendali? Occupiamo tra le 650 e le 700 persone, delle quali la maggioranza in Italia: circa 300 - 350. Il nostro stabilimento più grande è a Verdello ma in Italia abbiamo altri due stabilimenti. In Europa, siamo presenti in Spagna, Olanda e Germania. Inoltre, abbiamo un piccolo centro servizi in Romania. Il nostro fatturato ha superato quota 80 milioni nel 2016. Da un punto di vista produttivo, sono 50.000 i pezzi che escono dai nostri stabilimenti ogni anno e, come detto, sono tutti prototipi, costruiti su misura sulle esigenze dei clienti.
Quale è la chiave del vostro successo? Flessibilità, ricerca continua dell’efficienza, coesione aziendale ed attenzione al cliente. Producendo su misura, è importante capire le esigenze del cliente in fase di prevendita e, poi, seguire il cliente in fase di postvendita per configurare lo stampo sulle esigenze dell’utilizzatore. È per questo che tutti i nostri venditori hanno una formazione tecnica. La chiave del nostro business sta in una sapiente gestione della catena produttiva: il nostro processo produttivo è frammentato ma al tempo stesso si richiede veloce esecuzione dell’ordine. Diventa, quindi, importante coordinare tutte le fasi del processo in tempi rapidi ed efficaci.
Quali sono le prospettive per il 2017 e per gli anni futuri? Per il 2017, stiamo facendo ipotesi di consolidamento della nostra crescita: vogliamo superare gli 85 milioni di fatturato. Per questo, continueremo ad investire. Stiamo valutando opportunità di espansione ulteriore in altri continenti o UE per altro consolidamento. Per gli anni futuri, seppure vi siano segnali di ripresa, non reputo improbabile si debbano affrontare altre crisi simili a quelle del 2009 e 2011. In generale, mi sembra che non abbiamo imparato nulla da quanto successo nel 2009: in termini di speculazione ed indebitamento stanno accadendo le stesse cose. Una nostra priorità è ad ogni modo essere pronti affinché qualora dovesse verificarsi questa divenga un’opportunità per un ulteriore rafforzamento rispetto alla concorrenza.
Voi producete in Italia. Come è produrre in Italia? Produrre in Italia è faticoso ma esiste un importante tessuto fatto di clienti con tecnologie avanzate, lavoratori e fornitori che è un asset di cui altri paesi sono privi. Il dramma è che in Italia, non sembra esserci una strategia chiara per lo sviluppo futuro del paese.

Copyright © 2017, Bergamo Economia
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