Imprese
Habilita, il nostro contributo nell’emergenza Covid-19
Nel 2019 il gruppo Habilita ha tagliato il traguardo dei 40 anni: un compleanno che il Presidente del gruppo, Roberto Rusconi, non immaginava certo di festeggiare con simili numeri, dato che, all’inizio dell’attività nel 1979, quella nel settore sanitario per lui si prospettava come un’incursione che avrebbe dovuto concludersi in un arco di tempo limitato. Rusconi lavorava allora nel settore petrolifero offshore, ma i suoi studi in farmacia e la sua passione per il mare a un certo punto hanno trovato un punto d’incontro, che è stato poi l’inizio di Habilita: la medicina iperbarica.
«La medicina iperbarica, una scienza allora pionieristica, ha iniziato ad essere sperimentata negli ambiti paralleli dell’industria petrolifera e aerospaziale», racconta Rusconi. «Le capsule spaziali e i mini sommergibili sono di fatto delle piccole camere iperbariche. Il trend che all’epoca stava vivendo il settore petrolifero richiedeva di scendere a profondità sempre maggiori, e questo ci ha portato a studiare la fisiopatologia del corpo umano in simili condizioni di pressione. Il principio è ciò che avviene in una bottiglia d’acqua minerale quando vi viene immesso del gas: il gas si discioglie, in proporzione alla pressione che c’è tra il liquido e il tappo all’interno della bottiglia». Tutto ciò che avviene in un corpo umano che, in camera iperbarica, viene nutrito di ossigeno quanto basta per compensare le eventuali carenze dei suoi globuli rossi con importanti effetti terapeutici.
Rusconi si appassiona così alla realizzazione di centri e, successivamente intuisce che la sanità italiana è carente sulla riabilitazione. «Facciamo vivere infatti le persone sempre più a lungo, ma a questo punto è necessario garantirgli una qualità di vita adeguata. E così nacque la prima sede a Zingonia».
Oggi, le sedi Habilita in Italia sono nove, spesso con specializzazione diverse. «Abbiamo ad esempio Albino, dove nella ex sede della Croce Rossa, gestiamo un progetto poco remunerativo, dal punto di vista gestionale, ma molto remunerativo da quello umano con aspetti etici di grande soddisfazione, trattiamo infatti pazienti disabili con diverso livello di gravità; nel Poliambulatorio di Clusone cerchiamo di integrare l’ospedale di Piario; nell’ospedale di Sarnico ci occupiamo di medicina e riabilitazione, a Bonate siamo titolari di uno dei più grossi laboratori analisi della Provincia. La realtà di Zingonia; unico presidio di Neuroriabilitazione ad alta complessità, convenzionato, della provincia di Bergamo completa poi la nostra presenza, unita ai poliambulatori di Bergamo e Osio Sotto completano la nostra presenza nella terra bergamasca.
L’area piemontese con i suoi 160 posti letto nelle due sedi di Acqui Terme e Fara Novarese, si occupa solo di chirurgia ortopedica con l’effettuazione di circa 2000 protesi totali o parziali delle articolazioni della spalla-ginocchio e anca, completando il palcoscenico delle prestazioni erogate nelle due Regioni».
Come avete affrontato il Covid-19? «In questa condizione pandemica, la sanità pubblica e quella privata hanno dovuto collaborare insieme e purtroppo questa integrazione si è spesso espressa con difficoltà per le troppe diverse regole vigenti ma l’impegno è stato sincero e collaborativo. In Lombardia abbiamo cercato di contenere l’epidemia tenendo il virus fuori dalle nostre strutture, in Piemonte invece si è sviluppato un accordo con la Regione che ci ha portato a realizzare dei reparti specifici Covid-19 nelle nostre cliniche con 60 malati ricoverati. A Bergamo poi, in collaborazione con il Sindaco Giorgio Gori a maggio del 2020, in un momento in cui avevamo mezzi limitati per identificare l’epidemia, abbiamo regalato alla città di Bergamo 25.000 test sierologici con le finalità di verificare quanti nostri cittadini fossero stati a contatto con il virus. Bergamo secondo noi non poteva più tollerare la situazione di paura e di rischio che aveva vissuto. Il popolo bergamasco attribuiva infatti grande importanza al proprio lavoro e grande rispetto per gli anziani verso i quali aveva ed ha un nobile attaccamento».
Presente? Habilita non resta a guardare neanche nell’ambito della campagna vaccinale, e ha piani piuttosto decisi per gli anni a venire: «Abbiamo offerto immediatamente la nostra disponibilità come strutture vaccinali, Clusone, Sarnico e CUS di Dalmine sono le nostre sedi di vaccinazione per oltre 500 persone al giorno. Il futuro? Quest’anno supereremo gli 80 milioni di fatturato e siamo il sedicesimo competitor in Italia. Non c’è alcun dubbio che continueremo a crescere, anche se intraprendere in questo settore è sempre più complicato e comporta sempre più bisogno di risorse, relazioni, strumenti a tutela dei pazienti e degli operatori. Torneremo a metterci in gioco anche dal punto di vista della crescita strutturale, ma ora la priorità sta nello svolgere ancor meglio questo lavoro e secondo l’etica professionale che contraddistingue il nostro settore. Faccio parte di una generazione abituata a fidarsi delle strette di mano ma oggi il mondo del lavoro è diventato più complesso e più articolato. Attualmente mio figlio Andrea, si occupa di gran parte della gestione dell’azienda Habilita e con lui un nuovo gruppo di manager provvederà a costruire il nuovo futuro ed io cercherò di mostrare loro la strada che li porterà ad affrontare e vincere le nuove sfide».