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Personaggi

VINCENZO TOMEI

«La nostra attività a tutela degli imprenditori onesti»

dicembre 2014

Il nostro mensile ha incontrato il colonnello Vincenzo Tomei, comandante della Guardia di Finanza di Bergamo. Quarantanove anni, nativo di Roma ma ormai lombardo a tutti gli effetti, Tomei prima di arrivare alla guida delle Fiamme Gialle di Bergamo è stato comandante del Nucleo della polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano. A lui abbiamo chiesto di raccontarci le criticità della Bergamasca in campo economico-fiscale e l’impatto della crisi sul tessuto imprenditoriale orobico, ma anche l’attività allo scalo di Orio al Serio e il rapporto della città con l’Accademia.

Colonnello, lei è al comando della Guardia di Finanza di Bergamo da un anno. Che bilancio può fare di questi primi 365 giorni?
Il bilancio è più che positivo, sia a livello umano che professionale. Bergamo la conoscevo già dai tempi dell’Accademia (come allievo ufficiale) ma devo dire che da comandante è completamente diverso: si tratta di una bellissima realtà, un comando molto importante (che può contare su ben 400 uomini) dove le nostre caratteristiche peculiari sono esaltate. Quella di Bergamo è  una circoscrizione molto variegata e il Comando Provinciale coordina i reparti  dislocati nel territorio ed impiegati principalmente in attività di  contrasto all’Evasione Fiscale Nazionale ed Internazionale  e agli sprechi e le truffe nel settore della Spesa Pubblica. Tenga presenta che la nostra sala operativa è attiva H24 con il numero di pubblica utilità 117, dove raccogliamo le segnalazioni di violazione in materia economico-finanziaria. Siamo inoltre presenti all’Aeroporto di Orio al Serio con una Compagnia (dove collaboriamo con Polizia di Frontiera e con la Dogana) e concorriamo alla tutela dell’ordine pubblico: in caso di necessità i baschi verdi sono presenti a manifestazioni pubbliche, tra cui anche quelle sportive allo stadio.

Ha citato l’Aeroporto di Orio, che in questi anni ha conosciuto uno sviluppo notevole: come è cambiata la vostra azione di contrasto alle attività illegali all’interno dello scalo bergamasco?
L’aeroporto di Orio al Serio attualmente è il  3° scalo per quanto riguarda il traffico merci e passeggeri: si tratta di un’infrastruttura importantissima e che, come ha detto lei, ha conosciuto negli ultimi anni uno sviluppo considerevole. Il contrasto alle attività illegali si concentra principalmente sul traffico di stupefacenti, con i cosiddetti “ovulatori” (i corrieri che ingoiano ovuli di droga, ndr): ne fermiamo sempre di più, anche perché il numero di chi delinque è proporzionale al volume del traffico dei passeggeri. Aumentano i voli “sensibili” e, di conseguenza, aumenta anche il traffico di sostanze illegali. La nostra attività allo scalo orobico riguarda anche la lotta alla contraffazione e alle violazioni valutarie: in quest’ultimo caso si tratta del trasporto di somme di denaro che eccedono la cifra di 10.000 euro (il massimo consentito dalla legge senza obbligo di dichiarazione all’Ufficio Doganale). Una volta accertata la violazione, il 40% dell’importo eccedente il limite viene sottoposto a  sequestro amministrativo più l’applicazione di una  sanzione. Chiaramente queste attività vengono svolte in piena collaborazione con i Funzionari della locale Dogana. Per svolgere tutte queste attività gli uomini della Guardia di Finanza in forza a Orio al Serio ad oggi sono 60: un numero al limite per le dimensioni attuali.

La crisi ha colpito duramente anche la Bergamasca: la difficile congiuntura economica ha aggravato, secondo lei, il fenomeno dell’evasione?
La nostra attività è a tutela degli imprenditori onesti, di chi rispetta le regole, anche perché chi ricorre a scappatoie o a vere e proprie attività illecite minaccia il mercato con meccanismi di concorrenza sleale. Il tessuto imprenditoriale bergamasco è sano, ma permangono sacche di illegalità: in questo quadro generale la crisi porta a situazioni di violazione (ad esempio il mancato versamento dei contributi dei dipendenti) e abbiamo riscontrato un forte aumento dei fallimenti. Anche in questo campo però, occorre distinguere: c’è chi fallisce, purtroppo, a causa della crisi e chi invece  ne approfitta e fallisce per generare un’attività speculativa. Oltre a questi aspetti la nostra attenzione è sempre alta anche in riferimento ad  attività di l’infiltrazione delle organizzazioni criminali: il tessuto sociale, come dicevo, è solido ma in un periodo economicamente molto difficile le mafie possono approfittarne. Le organizzazioni criminali, infatti, non conoscono crisi. In questo senso Bergamo non può considerarsi un’isola felice, anche perché si trova tra Milano e Brescia, un triangolo ricco e appetibile dalle mafie: queste infiltrazioni ci sono, ma il tessuto sociale bergamasco è in grado di tenere e noi non abbasseremo la guardia.

L’Accademia della Guardia di Finanza si trasferirà nella struttura degli ex Ospedali Riuniti, in largo Barozzi, e Bergamo diventerà ancor di più punto di riferimento a livello nazionale per la formazione delle Fiamme Gialle. Come vede questo risultato?
A mio giudizio rappresenta una grandissima opportunità per la città di Bergamo, per la Guardia di Finanza e per l’Accademia. L’Istituto superiore per eccellenza della Guardia di Finanza, il nostro fiore all’occhiello, opera in simbiosi con l’Università degli studi di Bergamo e con la città stessa, formando i futuri Dirigenti del Corpo: questo dà lustro e prestigio alla città, che diventerà sinonimo di alta formazione anche in ambito militare. Quando si parla di Livorno automaticamente si pensa alla scuola della Marina Militare, a Pozzuoli quella dell’Aeronautica Militare: l’Accademia della Guardia di Finanza, invece, viene e sarà associata in toto a Bergamo, anche a livello internazionale. Bergamo è, infatti, una piazza ideale, a misura d’uomo, che consente di formare ottimi Ufficiali, che opera in stretta collaborazione con l’Università e conle Istituzioni Locali. Infine, si andrà a occupare una struttura storicamente importante per la città, ma che era a rischio di abbandono: che non verrà però alterata, anzi, migliorata e preservata.

Torniamo all’attività della Guardia di Finanza nei primi mesi del 2014. Avete accertato un imponibile sottratto a tassazione per oltre 100 milioni di euro. Una cifra non di poco conto…
La realtà imprenditoriale di Bergamo è importante e questa cifra è in linea con gli standard del Comando Provinciale. Non possiamo dire che Bergamo è una provincia di evasori, ma è ricca di grandi, medie e piccole imprese e tra queste si annida qualche furbastro. Il nostro obiettivo è garantire la concorrenza leale, si tratta di uno sforzo grandissimo e difficile da perseguire, ma tutte le nostre azioni vanno nella direzione di smascherare chi delinque e non rispetta le regole. Ci stiamo pertanto concentrando nel contrasto alle forme d’illegalità economica non emerse, che rappresentano il vero problema.

Sempre secondo i dati da voi forniti, nella Bergamasca uno scontrino fiscale su tre non è emesso…
E’ vero, e tenga presente che le nostre sono statistiche effettive, basate su verbali regolarmente eseguiti dai nostri miltari. Nel momento in cui un finanziere si avvicina al cliente (che da circa otto anni non ha più l’obbligo di conservare lo scontrino in quanto l’accertamento è concentrato sull’esercente) chiedendogli se ha ricevuto o meno lo scontrino fiscale in seguito all’acquisto di una determinata merce, esistono due verbali differenti, a seconda che la risposta sia stata affermativa o negativa. Per quanto riguarda gli esercizi pubblici, dal 4 scontrino non emesso nell’arco di 5 anni scatta anche la chiusura, che va dai 3 ai 30 giorni.

In questi giorni si parla molto dell’introduzione obbligatoria negli esercizi commerciali del POS, il dispositivo elettronico che consente di accettare pagamenti tramite carte di credito, di debito e prepagate. Secondo lei è una misura efficace per combattere l’evasione?
Il mio è un parere personale, credo che tutto ciò che è tracciabile è ben accetto. In merito al POS ci sono altri problemi, legati alle commissioni, ma per quanto mi riguarda sono favorevolissimo: la tracciabilità è, infatti, una forma di tutela per chi paga e per chi riceve.

Quali sono le maggiori criticità che avete riscontrato nella Bergamasca?
Abbiamo riscontrato alcune problematiche riguardo all’emissione e al conseguente utilizzo di fatture per operazioni inesistenti in alcuni settori, come quello dell’edilizia, del commercio, della plastica e dei materiali ferrosi. Oltre a tali condotte abbiamo anche perseguito alcune forme di triangolazione per evadere le imposte, attraverso la creazione di società ad hoc che realizzavano false esportazioni (che sono esenti dal pagamento dell’Iva) di beni che invece risultavano mai usciti dal territorio. Detto questo, quella di Bergamo è una provincia molto attiva e laboriosa e abbiamo un rapporto di grande sintonia con gli Enti Locali, con le Associazioni di categoria (Camera di Commercio, Ascom, Confindustria) e con i vari Ordini. La collaborazione e i rapporti con la Prefettura,con l’Autorità Giudiziaria, con  l’Agenzia delle Entrate e con i cari colleghi della Polizia di Stato e  dell’Arma dei Carabinieri è ottima: ci sono tutti i presupposti per fare bene. Francesco Legramanti

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