PUBBLICITA'

Personaggi

FRANCESCO BESCHI

«C’è bisogno di politica»

novembre 2014

Bergamo. “Oggi alcune regole economico-finanziarie o tecnico-scientifiche sono diventate dogmi più indiscutibili di quelli religiosi”. Il pensiero del Vescovo della nostra Diocesi, Sua Eccellenza Francesco Beschi, è chiaro, semplice ma allo stesso tempo efficace e diretto. Abbiamo scelto di intervistarlo per un commento sull’attuale situazione economico-finanziaria nei suoi risvolti sociali.

Eccellenza, l’economia reale è in crisi ma certi vincoli e certe teorie sembrano intoccabili. Cosa ne pensa?
Il fatto che certi parametri e certe teorie siano diventati indiscutibili pone la questione di quale sia la dimensione della politica oggi. Politica è governare insieme per creare il bene comune o, in altre parole, quella condizione per cui ognuno possa realizzarsi. Questo è il compito della politica. Ciò significa che gli attuali processi economico-finanziari, mediatici e tecnico-scientifici, complessi e sempre più rapidi, vanno governati. Bisogna governarli; non subirli. Una forma per governarli è, appunto, l’Europa unita. Questo è un grande progetto politico, morale e spirituale, nato dopo la seconda guerra mondiale per evitare quelle tensioni internazionali che portarono a conflitti bellici, ma oggi rischia l’involuzione proprio a causa del modo in cui viene affrontata la crisi economica. Bisognerebbe ridare slancio al progetto europeo, dandogli ragioni e finalità etico-programmatiche nuove come risposta alla crisi.

La crisi, intanto, picchia duro. Cosa ne pensa dei suicidi per crisi?
È un tema drammatico sia per chi compie questo gesto, sia per chi sta attorno a queste persone. Ritengo che noi, come comunità cristiana, dobbiamo essere in grado di mostrare i valori per cui vale la pena vivere, alimentare le ragioni di vita. In questo senso, i problemi economici vanno affrontati senza perdere la speranza e nel proporre esempi positivi i media hanno una grande responsabilità. Si dovrebbe parlare di più delle possibilità, non solo delle criticità. È fondamentale la capacità di comunicare elementi che portano speranza.

Che giudizio dà di questa attuale situazione?
Come dice Papa Francesco, “la crisi non è solo questione di economia ma di etica. Uomini e donne vengono sacrificati. È la cultura dello scarto”.  Il dramma degli attuali processi economici e sociali è che possono produrre solitudine e quando questa è subita, è un dramma. Soprattutto per la nostra formazione culturale, di lombardi e bergamaschi, fatta di sobrietà e dignità. Ecco che, allora, devono crearsi le condizioni per una solidarietà orizzontale. È, in altre parole, necessario che si abbandoni l’individualismo di ogni giorno e si inizi a cooperare. Sia le istituzioni tra loro, sia i singoli. Faccio esempi di vita quotidiana: si inizi a condividere il tempo, gli spazi e le cose. Insieme si è più forti.

Da parte vostra, la Curia di Bergamo ha attivato varie iniziative anti-crisi. Quali sono le più significative?
In primo luogo, va menzionato il fondo diocesano “famiglia-lavoro”, nato con Monsignor Amadei nel 2007 ed ancora attivo. È un investimento finanziario per le esigenze delle famiglie. L’abbiamo pensato come uno strumento d’aiuto agile e flessibile, di pronto intervento. Esso, infatti, è gestito dalla Caritas poiché questa struttura, grazie alla sua estesa rete capillare, può raccogliere le informazioni necessarie per orientare gli interventi al meglio. Successivamente ed in occasione della Canonizzazione di Papa Giovanni XXIII, abbiamo voluto creare un altro fondo: il fondo “famiglia-casa”. Anche questo è gestito dalla Caritas ed anche questo è pensato come strumento flessibile di pronto intervento. Se, però, il primo è dedicato ad aiutare le persone con problemi lavorativi, affiancandosi agli ammortizzatori sociali, quest’ultimo fondo è dedicato a quelle situazioni di crisi famigliare che si riversano sulla casa. In poche parole, da esso Caritas sta attingendo risorse per contributi destinati a coprire spese per mutui o affitti diventati gravosi oppure destinati ad aiutare le famiglie nel pagamento delle spese condominiali. Non va, infatti, dimenticato che, proprio a causa dei mancati pagamenti degli oneri condominiali, possono generarsi conflitti microsociali che peggiorano la situazione complessiva di famiglie già piegate dalla crisi.

Come è finanziato questo fondo?
Abbiamo deciso di alienare un nostro palazzo per un controvalore pari a tre milioni di euro.

Parlando di patrimonio, quello della Curia di Bergamo è notoriamente rilevante. Non ritiene che le sue attività economico-patrimoniale in qualche caso abbiano perso un po’ di quello spirito caritatevole che le ha originariamente ispirate?
Effettivamente c’è il rischio che la gestione economico-finanziaria di un patrimonio diventi autoreferenziale o, in altre parole, che cerchi il solo profitto. La consapevolezza della tentazione e della missione della Chiesa cercano di mantenerci vigili per evitarlo. In altre parole, ciò a cui puntiamo è realizzare la missione della Chiesa: educare, evangelizzare, fare carità. Ecco, allora, che gran parte del nostro patrimonio è in realtà un onere che volentieri sosteniamo in vista della nostra missione. Gli oratori o le chiese, ad esempio, vanno manutenzionate e sono un onere. Accanto a questo patrimonio, è vero, ci sono anche altri investimenti ma i suoi proventi sono usati per le finalità proprie della missione della Chiesa. In questo senso, recentemente abbiamo creato un fondo patrimoniale. L’obiettivo di questa scelta è triplice: separare le attività diocesane dalle attività finanziarie; realizzare una gestione più efficace ed efficiente; ottenere, da una gestione più razionale, maggiori risorse da destinare al sostegno della nostra missione ecclesiale.

La nostra provincia ha una radicata tradizione cattolica di solidarismo e volontariato sociale ma, al tempo stesso, sembra che si stia diffondendo una cultura egoistica ed intollerante, come si spiega questo contrasto?
Innanzitutto va detto che questa provincia ha una grande storia di solidarismo reale. È, infatti, una delle province italiane con il maggior numero di associazioni di volontariato. Avvistiamo, è vero, tendenze ad escludere, pulsioni individualiste ma la propensione all’impegno sociale convive con queste tanto che, in realtà, quando poi si tratta di risolvere problemi concreti, c’è grande disponibilità. È come se, da lontano, ci fossero reazioni e discorsi egoistici ma, da vicino, ho sempre trovato grande disponibilità a collaborare e ad impegnarsi: il volontariato, nella nostra terra, è ancora vivo e lo dimostrano i numeri. Bisognerebbe, però, che questa esperienza venga tradotta in esperienza politica. In altre parole, l’esperienza nel sociale non deve essere fine a se stessa ma deve tradursi in impegno nella gestione della cosa pubblica. Va superata la separazione tra volontariato e vita quotidiana. Bisogna esser volontari tutti i giorni.

Dalle sue parole, si evince un forte richiamo ad una politica che torni a saper governare. Cosa ne pensa di quella odierna?
La politica è necessaria perchè, come ci siamo detti, è necessario governare certi fenomeni ed il mezzo per farlo è questo. Oggi, però, la politica è stata svuotata d’ogni significato: è rimasta solo la gestione degli interessi ma questa non è politica. Si è passati da un tempo nel quale tutto era politica ad oggi che è mera gestione d’interessi. Sono due eccessi.

Parlando di politica, viene in mente l’attuale dibattito sulle riforme. Condivide le riforme che si annunciano sul lavoro?
La riforma del mercato del lavoro è necessaria. Tanto premesso, bisogna porre il tema del confronto tra due esigenze: quella delle imprese d’esser competitive in un mercato globale e quella della dignità dei lavoratori. Oggi la sfida è declinare questa dignità in maniera nuova.

Un’ultima domanda è d’obbligo. Sono vere le voci di un suo ritorno a Brescia?
Fantasie. Mi trovo molto bene a Bergamo. Amo molto questa città.

Bergamo e Brescia sono affini. Cosa dovrebbero copiare i bergamaschi dai loro cugini e viceversa?
La figura del cristiano laico. A Brescia ci sono molte manifestazioni belle di queste figure. Vorrei che vi fossero anche qua. Vorrei incoraggiarle, sto cercando di incoraggiarle.

Copyright © 2014, Bergamo Economia
PUBBLICITA'