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Phoenix International

novembre 2021

Phoenix International progetta e produce stampi in acciaio per l’estrusione di profili in alluminio, viene fondata nel 1972 da un gruppo di giovani e dinamici imprenditori della Franciacorta.  Cresciuta in modo impressionante tra il 2000 e 2008,  ha acquisito aziende concorrenti e officine fino a giungere al coinvolgimento di investitori finanziari, un assetto che consente di guardare al futuro con ottimismo e strategia. Ce ne parla Roberto Rusticelli amministratore delegato e presidente.
Nel vostro sito si parla di diverse modalità di gestione che si sono succedute dalla nascita dell’azienda, qual è stato il filo conduttore, l’idea che ha unito queste diverse strategie?
L’azienda è nata nel lontano 1972. In passato la produzione di matrici era per lo più un’attività interna alle aziende di estrusione di alluminio, tramite un reparto dedicato, un’attrezzeria. Con il passare degli anni, le aziende di estrusione si sono sempre più dedicate al loro core business, abbandonando queste piccole produzioni che, nel frattempo, abbisognavano di un apporto tecnologico importante in termini di competenze e di investimenti. Ciò ha permesso la nascita di realtà indipendenti come Phoenix. Negli anni, vuoi per la volontà dei soci fondatori di ritirarsi, vuoi per la necessità di accedere al mercato per finanziare la crescita e le acquisizioni, Phoenix ha definito una strategia che prevedeva l’entrata nel capitale di fondi di private equity. Oggi il gruppo Phoenix ha una struttura estesa, con 10 stabilimenti di produzione in 8 Paesi esteri, un capitale in maggioranza detenuto da un fondo di private equity italiano, una parte di minoranza in mano ad un altro fondo francese e circa il 10% appartenente all’attuale management.
Ci parli delle vostre certificazioni: quanto sono importanti come biglietto da visita e nella sostanza?
Da sempre siamo certificati ISO 9001; negli ultimi anni si sono aggiunte le certificazioni ISO 14001 e OHSAS 18001, recentemente trasformata nella ISO 45001; stiamo lavorando anche per la ISO 50001 energetica. Essere certificati è assolutamente necessario per lavorare con i clienti che operano nei mercati nazionali e internazionali. È oramai un prerequisito. Mi lasci anche dire che, per Phoenix, essere certificati è prima di tutto un modo di pensare ed agire. Ad esempio, dal punto di vista ambientale, abbiamo abolito completamente l’uso della plastica all’interno dell’azienda e stiamo lavorando molto per la riduzione della carta, dei consumi energetici e delle emissioni legate ai trasporti. Abbiamo in atto progetti per la riduzione degli sprechi in produzione. Sono processi in divenire: il miglioramento continuo, per definizione, non ha termine.
Durante e dopo la crisi COVID, ci sono stati settori di applicazione dei vostri prodotti che sono cresciuti e altri che si sono invece contratti? Come avete affrontato la crisi?
La crisi ci ha colpito duramente. Fortunatamente, avendo un’azienda in Cina, avevamo introdotto prima di altri l’utilizzo dei “protocolli” in azienda e questo ci ha consentito di avere davvero pochi casi di COVID nonostante l’azienda più grande sia ubicata in provincia di Bergamo. Comunque, come tutti, siamo stati costretti a chiudere la produzione nei nostri impianti in Italia e Spagna, mentre Germania e Olanda hanno continuato l’attività, dandoci modo, almeno in parte, di ridurre il disservizio per i nostri clienti, servendoli dalle altre unità produttive. Successivamente, avendo un buon numero di clienti impegnati in settori ritenuti strategici, abbiamo riaperto rapidamente le produzioni. Dalla seconda metà del 2020, il mercato è costantemente cresciuto. Oggi la domanda è in netta ripresa e gli impianti lavorano a pieno regime. I settori maggiormente effervescenti sono il building, e l’industriale, mentre l’automotive, a causa della perdurante mancanza di microchip, è ancora poco brillante (l’alluminio è utilizzato principalmene nelle auto di alta gamma e in quelle elettriche). L’approvvigionamento e la dinamica dei prezzi dell’energia e delle materie prime, tra cui l’alluminio per i nostri clienti e l’acciaio per noi costruttori di matrici, creano molte preoccupazioni. Entrambe le dinamiche hanno mostrato crescite a doppia cifra e, per l’alluminio, in parte anche vittima della speculazione e di eventi politici impensabili, addirittura un raddoppio del prezzo. Questa situazione è fonte di una certa preoccupazione fra gli operatori in quanto, se non stabilizzata velocemente, potrebbe comportare una riduzione dei consumi di alluminio, a favore dei prodotti sostitutivi. Soprattutto, stiamo parlando di aumenti assolutamente ingiustificati, se non in un’ottica speculativa e inflazionistica. Ma il mercato, in questo momento, ha un andamento che risente di due anni totalmente anomali, in cui è stato difficile produrre, ma altrettanto spendere in beni e servizi, per via delle chiusure imposte dal lockdown. Ci auguriamo che presto tornino a crescere anche i consumi finali.
Di quali tecnologie di ultima generazione vi servite per garantire, ad esempio, la sostenibilità ambientale, la sicurezza in azienda, o il controllo qualità pre e post vendita?
Come già menzionavo sopra, stiamo perseguendo l’obiettivo “green” in tutti i processi aziendali. Nel nostro ciclo produttivo non abbiamo situazioni a rischio, o meglio, queste sono davvero limitate. Ciononostante, abbiamo un’attenzione maniacale per la sicurezza dei nostri collaboratori attraverso l’attuazione di tutti i protocolli necessari: l’incidenza degli infortuni è molto bassa. Per ciò che riguarda i controlli qualità e le tecnologie, siamo da sempre all’avanguardia. Dalla sua nascita Phoenix ha sempre adottato sistemi di CAD-CAM innovativi ed oggi, grazie alle nuove tecnologie, la simulazione preventiva dell’estrusione ci aiuta nella creazione della matrice più performante per il cliente. La fase di manufacturing è stata implementata con macchine ad alta velocità ed a 5 assi, con la  conseguenza che la qualità di prodotto è derivazione della qualità di processo. Infine, da qualche anno, il percorso di Lean Transformation ha portato all’introduzione del Miglioramento Continuo per perseguire l’obiettivo di eccellenza nelle operations.
Ai tempi del nostro ultimo incontro era nell’aria l’apertura di una sede a Dubai, che ora è ormai radicata ed è diventa un punto di riferimento per le forniture nel Golfo.
In Joint Venture con operatori locali, abbiamo effettivamente aperto a Dubai la società Phoenix Middle East. L’azienda utilizza appieno la tecnologia di progettazione e produzione della casa madre e serve tutta l’area del Golfo oltre alla regione indiana. Nell’area del Golfo Persico vi sono molte aziende di estrusione, in parte indipendenti in parte legate ai colossi di produzione di alluminio locali, sviluppatesi anche per il fermento di domanda di profili legata a EXPO.
Vi siete mossi anche sul mercato nordamericano (Stati Uniti, Canada e Messico), con l’acquisto di una piccola realtà produttiva locale.
Certamente. Nel 2017 abbiamo rilevato una piccola società locale in Ohio e l’abbiamo completamente trasformata. Anche qui abbiamo introdotto tutta la tecnologia frutto delle esperienze di Phoenix, abbiamo investito spostandoci in un nuovo building, più grande e congeniale al rinnovato parco macchine. Anche a causa delle pressioni degli estrusori locali, il nostro obbiettivo è quello di fare di Youngstown Tool and Dies la prima azienda del gruppo in Nord America, ed offrire alla clientela americana un prodotto di eccellenza, con caratteristiche “europee” sia in termini di qualità che di prestazioni.
In Europa, invece, avete acquisito ADEX, un concorrente Olandese.
Da tempo si pensava alla crescita in un settore di nicchia come quello delle matrici di grandi dimensioni. Questo settore, specifico per l’estrusione di profili per treni ad alta velocità, metropolitane, ed in parte automotive, ha avuto ed in previsione avrà un trend di crescita importante per le nuove regole sulla mobilità sostenibile. Riduzione dei consumi e quindi dei pesi delle auto, treni superveloci, auto elettriche, sono settori dove la crescita nel medio-lungo periodo è pronosticata da tutte le analisi economiche. ADEX è l’azienda leader del settore, in grado di servire gli estrusori di questi specifici settori al meglio sia in termini dimensionali (grandi matrici), che in termini di prodotti ad altissimo valore aggiunto per il cliente.
Dove puntate per il futuro? La crescita di un’azienda come la vostra passa anche per la formazione di nuovo personale specializzato?
La scommessa per il futuro è quella di saper cogliere le richieste del mercato prima della concorrenza. Oggi il mercato richiede prodotti in grado di garantire prestazioni eccellenti in tempi sempre più rapidi. Questo è in parte soddisfatto dalla capacità produttiva ma soprattutto da un sistema organizzativo molto evoluto e flessibile. Ritorniamo quindi alla necessità di avere operatori formati per il business e dedicati all’azienda. Da sempre una parte dei nostri dipendenti, soprattutto quelli di ufficio tecnico ma non solo, hanno scolarità elevate come diplomi e/o lauree tecniche. Negli ultimi anni, però, abbiamo difficoltà nel reperire queste competenze sul mercato, quindi siamo determinati a creare una “Phoenix Accademy” dove formare direttamente in azienda i futuri dipendenti e quadri direttivi, con le competenze necessarie a garantirci un futuro di sviluppo. Fatta salva la difficoltà di reperire personale specializzato, c’è di buono che i giovani sembrano essersi resi finalmente conto che il segreto non sta nel cercare il posto fisso, ma esperienze che aiutino a crescere.
Quali misure vorrebbe vedere attuate per sostenere le aziende?
Sicuramente sarebbe di aiuto una politica economica più attenta alle realtà industriali che tanto investono, quindi bene le defiscalizzazioni e gli incentivi agli investimenti. Ma è necessario anche un costo dell’energia più vicino a quello dei Paesi dove competiamo, un costo del lavoro che, incrementando il netto in busta paga, riduca gli oneri a carico dell’azienda. In verità sarebbe interessante promuovere una iniziativa a livello associati CONFIMI, ma magari anche più ampia, dove si apra un confronto fra imprenditori e politici per verificare quali siano i temi di maggior interesse della categoria datoriale, soprattutto in vista dei cambiamenti epocali che si aprono all’orizzonte con il PNRR e le conseguenti azioni necessarie alla sua implementazione. Noi viviamo in un territorio relativamente fortunato, ma tasse, accise e tutto il contorno rendono relativamente difficile la vita dell’imprenditore in Italia.

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