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«SAVE MY BAG» La borsa made in Bergamo che spopola nel mondo

novembre 2017

Michelangelo sosteneva che ogni blocco di marmo celasse al suo interno una forma: il ruolo dell’artista era quello di liberare queste figure dalla prigionia, togliendo la pietra in eccesso.
Qualcosa di simile è accaduto anche quando l’affascinante Valentina Azzia ha toccato per la prima volta un pezzo del tessuto che suo marito, Stefano Agazzi, avevano appena ideato. Il “Poly-fabric con Lycra®”: un materiale con una forte componente sensoriale, simile al neoprene, ma più leggero, prestante e resistente.
Sì, quel  lembo di stoffa innovativa e colorata doveva assolutamente essere utilizzato per modellare le borse - fino ad allora in feltro - che da un annetto ossequiava alle facoltose clienti della “To be packing” di Comun Nuovo, azienda di packaging di lusso che il compagno aveva creato da zero nel 1999.
«Così, nel 2012, durante un evento a Las Vegas cui partecipava il gotha della gioielleria mondiale, regalammo una “goodie bag” da riempire con i gadget e le brochure che venivano distribuiti nei vari stand, oppure da adoperare come protezione per borsette più delicate e costose. Di lì a poco, ricevemmo una valanga di richieste: era diventata un oggetto del desiderio, ci chiedevano persino di personalizzarla con i loro loghi», racconta la 35enne italo-thailandese, che vive a Bergamo dal 2000. (Leggi l'articolo completo nel numero di novembre)

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