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Oro Grigio

dicembre 2021

«La saga familiare raccontata in questo libro ha tutte le carte per diventare una fiction Rai». È Paolo Mieli, scrittore, storico, analista e già Direttore del Corriere della Sera a dare il via, con queste parole, alla prima presentazione di “Oro Grigio” il nuovo libro di Paolo Agnelli.
Un romanzo storico che, come ha avuto modo di riferire l’autore, si propone (riuscendoci, diciamo noi) di raccontare quattro generazioni di industriali che hanno avuto il via grazie a un viaggio di formazione e all’estrema gentilezza - per non dire galanteria - del capostipite, ricompensato del suo gesto con dell’alluminio, metallo allora sconosciuto in Italia e a cui si rifà il titolo.
Ad accogliere a Roma la prima di “Oro Grigio. I signori dell’alluminio” edito da Solferino (pag 272, euro 17,50) è Palazzo Ferrajoli edificio storico della Roma Risorgimentale che affaccia su Piazza Colonna e, a veder meglio, si specchia su Palazzo Chigi. A fare da sparring partner a Paolo Agnelli che guidato da Mieli racconta il libro attraverso episodi di insolita quotidianità per chi non ha mai varcato la soglia di una fabbrica, c’è Alessandra Gallone Senatrice della Repubblica, cara amica della famiglia Agnelli nonché bergamasca.
«Fin dalla prima volta che ho avuto il libro tra le mani, ancora prima di leggerlo, ho subito pensato che quell’oro grigio potesse essere riferito non solo al metallo che so essere caro a Paolo e Baldassare (fratello maggiore dell’autore con cui da 50 anni porta avanti il gruppo industriale Alluminio Agnelli) quanto alla materia grigia, a quell’ingegno che anima gli imprenditori, di cui noi orobici siamo forte espressione». Come darle torto. Del resto, la manifattura è nata in Lombardia e anche tra le pagine del libro si scorgono nomi di uomini e aziende illustri che ancora oggi sono leader di mercato e che hanno fatto grande il Made in Italy nel mondo.
Tra le fila del pubblico siedono note figure del panorama romano: esponenti del mondo associativo, del giornalismo, delle pubbliche relazioni e della lobby, della cultura. Tra quelle sedute cinquecentesche anche Davide Franco Jabes e Paolo Agnelli non si lascia sfuggire l’occasione di tirarlo in ballo.
«Per scrivere Oro Grigio sono stato affiancato da un noto storico e archivista industriale che ha ricostruito il contesto storico e sociale nel quale di volta in volta sono ambientati i fatti”. “È stato lui ad esempio a scoprire che l’osteria del bisnonno Ernesto, sottratta a mio nonno Baldassare rimasto orfano ad appena 12 anni, fu poi gestita da un altro ramo della famiglia, da un tale Martino Agnelli che dagli anni 10 del secolo scorso risulta il titolare dell’osteria di Porta Cica».
«Agnelli ma lo sa che - e le assicuro è un pregio - in questa saga familiare c’è poco sesso?» l’osservazione è ancora una volta di Paolo Mieli che si rivolge all’autore per rompere gli indugi della formalità e insinuarsi nei ricordi dell’industriale.
È lì che escono fuori quei caratteri che un lettore distratto potrebbe non osservare. «Fu mia nonna Aurelia a inventare la mensa aziendale. A portare dalla casa in fabbrica un pasto caldo per gli operai e una volta a settimana invitare a pranzo anche le loro famiglie». E ancora note romantiche «Mio padre Angelo salì sulla nave che lo avrebbe portato in Colombia con le lacrime agli occhi. Quella nuova opportunità industriale, attentamente studiata, cercata e fortemente voluta, significava al tempo stesso rinunciare alla sua Maria, la donna amata che corteggiava in segreto. Fu lo scoppio di una guerra ad impedirgli all’ultimo di salpare e coronare il suo sogno d’amore».
Nuovi aneddoti e ricordi Agnelli ha avuto modo di condividerli alla presenza della famiglia, dei collaboratori e delle autorità cittadine all’interno del Museo Bergamo 900 in occasione della presentazione del libro nella sua città natale. Ad affiancarlo in questa impresa il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori e Antonio Polito, vicedirettore del Corriere della Sera.
«Il libro è un forte messaggio per le generazione future» sottolinea in questa occasione Gori che ha letto con attenzione il volume. Il Sindaco ha poi voluto sottolineare l’attenzione e il rispetto che tra le pagine si evince per tutti i collaboratori che in oltre un secolo di storia hanno varcato i cancelli delle fabbriche Agnelli.
E se Roma è stata l’occasione per snocciolare gli episodi che tratteggiano la storia industriale e familiare, a Bergamo si è scesi nel dettaglio dei passaggi generazionali.  «Mio fratello ed io iniziammo a respirare fabbrica e alluminio fin da bambini. Il cortile della fabbrica era il nostro parco giochi. Nostro padre ci metteva a lavorare la domenica premiandoci poi con un gelato»  racconta l’autore.
«E con lui non c’è mai stato un vero passaggio, un giorno che ha censito il suo ritararsi e il nostro stare alla guida. Piuttosto è stata una lunga staffetta, una collaborazione costante e reciproca».
«E così sta avvenendo con i miei figli e mio nipote, entrati a far parte del gruppo quasi un decennio fa, ognuno con le proprie crescenti responsabilità. Certo loro - al contrario di me e mio fratello - hanno indossato la maglia di imprenditori in un contesto economico di piena crisi e recessione, forse per questo sono meno ottimisti di noi” dice sorridendo Paolo Agnelli, cercando i loro sguardi in sala.  «La nostra forza è tutta in quel monito di mio padre Angelo “siate uniti” ci raccomandava».
Non solo momenti amarcord. Largo spazio anche ai temi di stretta attualità. Ecco che nella cornice di Palazzo delle Stelline a Milano, il dialogo con l’ospite Guido Guidesi, Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia, si concentra sui temi del fare impresa: la formazione, l’energia, la semplificazione, la competitività sui mercati internazionali.
Una storia lombarda con le radici ben piantate nel passato e una forte identità. Sottolinea Guidesi. Certo le sfide sono tante e la politica deve supportare le imprese anche in quelle sfide lanciate dall’Europa su transizione digitale, transizione ecologica ed economia circolare. A tal proposito, nulla di nuovo sotto il sole. «Mio padre insegnò a mio fratello Baldassare e a me a sfilare il filo di acciaio che orlava le vecchie pentole, separando così i metalli destinando l’alluminio a nuova fusione e quindi a nuovo uso. Stessa cosa con gli aerei da guerra abbattuti: lì compravamo, recuperavamo l’alluminio presente per destinarlo al riciclo».
Milano è stata anche la presentazione che ha rotto la quarta parete permettendo al pubblico di dire la sua sul libro. Il moderatore Antonio Polito ha poi voluto ascoltare il punto di vista di un suo collega, Antonio Troiano che guida la sezione Cultura del Corriere della Sera e ritenuto a più riprese il “padrino” di “Oro Grigio” che ha voluto celebrare così il volume. «è una storia concreta e una storia di coraggio. Ci insegna che le sfide e le difficoltà sono all’ordine del giorno e che talvolta si può perfino perderle ma che fa parte del gioco». Quel gioco che, come si legge sulla quarta di copertina, «è un gioco molto serio, in cui la posta è il futuro della propria famiglia».

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