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SORVEGLIANZA ITALIANA

«Presenza sul territorio e rapidità dell’intervento: così ci distinguiamo»

gennaio 2021

I 100 anni di Sorveglianza Italiana, eccellenza bergamasca della vigilanza e della sicurezza, sono l’occasione per farci raccontare dagli amministratori Dario, Davide, Edoardo ed Emanuele La Ferla un mestiere complicato, sicuramente rischioso, ma appassionante. La qualità che li contraddistingue dai competitors è sicuramente la celerità dell’intervento su allarme.

Cosa comporta, a livello organizzativo, la gestione di un intervento su allarme tempestivo come il vostro?
Appena in centrale operativa giunge una segnalazione, l’operatore di centrale attiva le procedure concordate con il cliente. Per garantire l’intervento di una guardia giurata sul posto nel giro di pochi minuti, abbiamo bisogno di personale sempre presente sul territorio. In Bergamo e provincia, nei turni diurni e notturni sono impegnate 60 radiomobili in costante collegamento con la centrale. La capillarità è la nostra forza e per questo abbiamo delle tempistiche di intervento su allarme non comuni a Bergamo e in provincia. È il nostro valore aggiunto. Non esistono società che abbiano una simile ramificazione sul territorio. Aziende anche molto più grandi di noi non possono contare su una simile forza distribuita sulla provincia.

Siete nati con il DNA del pronto intervento, o c’è stata un’evoluzione in questo senso?
No, si tratta di una storia più complessa. Le prime agenzie di vigilanza nascevano da organizzazioni di controllo del territorio, per così dire, sul filo della legalità. Quella che hanno fondato i nostri predecessori è stata una delle prime realtà nate nella legalità e trasparenza. La scelta fortunata, ma anche molto ragionata che i fondatori hanno fatto, è stata quella di non puntare tutto su servizi di scorta e trasporto valori, o di piantonamento, facendo diventare l’intervento su allarme e la vigilanza di zona il nostro core business. Gli altri servizi? Li facciamo, certo, ma telesorveglianza, videosorveglianza e intervento su allarme costituiscono la maggior parte del nostro lavoro. L’azienda si è riorganizzata in seguito ad un decreto ministeriale che ha stabilito i requisiti minimi in termini di aggiornamento ed adeguamento alla normativa per gli istituti di vigilanza privata, ottenendo anche l’ampliamento della licenza da provinciale a regionale. La nostra sede è in via della Clementina, oltre ad altre due unità locali.

Fate parte di un ristretto gruppo di imprese familiari che da sole fanno più del 4% del Pil nazionale.
Esatto. Lavoriamo in modo straordinariamente coeso, integrando le competenze di ciascuno, e siamo ormai giunti alla quarta generazione. Diamo lavoro a 120 dipendenti, per un totale di circa 150 famiglie tra diretto e indotto. Numeri importanti per un territorio come quello bergamasco, e per questo ringraziamo la lungimiranza di chi ci ha preceduto.

Se doveste fare una panoramica sui vostri clienti, si rivolgono a voi maggiormente privati, aziende o amministrazioni pubbliche?
La maggior parte dei nostri clienti sono privati. Si va dalle abitazioni, alle multinazionali, alla piccola azienda, agli artigiani, ai professionisti ed ai negozi. Da anni diverse amministrazioni comunali, 49 per la precisione, si avvalgono del nostro supporto, soprattutto nei servizi di presidio del territorio. Le nostre pattuglie agiscono in coordinamento con le forze dell’ordine locali.

Come differenziate la vostra offerta?
Il nostro non è un servizio standardizzato, ma prevede un’elevata customizzazione basata sulle esigenze dell’utente. A livello pratico: il cliente ci contatta, viene effettuato un primo sopralluogo da parte dei nostri tecnici e commerciali per proporre la soluzione migliore a cui magari il cliente non aveva mai pensato. Vanno considerati diversi parametri: ad esempio, il fattore di rischio di un’azienda non dipende solo da quello che l’azienda fisicamente contiene, ma anche dalla sua ubicazione. Ovviamente un edificio posto in un’area isolata o circondata da campi è maggiormente a rischio.

Cosa comporta,  a livello organizzativo, gestire interventi capillari e rapidi?
Tecnologia, organizzazione, qualità e formazione del personale. Negli anni ‘60 avevamo solo un telefono collegato a un allarme, da cui partiva una registrazione che dava la posizione della presunta intrusione, quindi parliamo di mezzi molto rudimentali. Oggi, la centrale operativa si è evoluta grazie ad un costante miglioramento. Da cinque sistemi operativi differenti siamo passati ad uno unico, con un solo data center di gestione oltre ad uno di riserva. Abbiamo attiva una differenziazione dei segnali di allarme che ci consente di ricevere la posizione precisa della segnalazione, consentendo all’operatore di centrale di attivare la procedura migliore da seguire. Ad ogni chiamata corrisponde un intervento sul posto: l’importanza non sta nella celerità della centrale di contattare il cliente a cui suona l’allarme, ma nell’intervento diretto di una guardia giurata sul luogo della segnalazione in pochi minuti. Monitoriamo scrupolosamente il nostro operato, aggiornando varie statistiche in base agli interventi e ai test.

Che equipaggiamento utilizza il personale, e che formazione riceve?
Il nostro personale è assunto con decreto di guardia particolare giurata rilasciato dalla Prefettura, e segue un aggiornamento ed una formazione professionale elevata. A ciascuno viene assegnata una vettura radio connessa e geolocalizzata, di servizio, ed un equipaggiamento che comprende: giubbotto antiproiettile, Datix (lettori di chip che posizionati in determinati punti certificano il passaggio della guardia nel giro ispettivo) e palmare. Le guardie, tramite l’app aziendale possono dare immediato riscontro anche fotografico di ciò che sta accadendo. Non ci sono più gradi di servizio, o meglio, esistono, ma non hanno valore a livello di catena di comando, si tratta fondamentalmente di un riconoscimento di anzianità e di merito. Le guardie vengono affiancate da un capozona che gli affida il percorso di competenza. L’affiancamento è una fase critica, perché è la prima occasione in cui viene effettivamente messa alla prova la capacità del dipendente. Una formazione anche più specifica è richiesta alle guardie destinate alla centrale operativa. Abbiamo guardie di zona che in caso di necessità possono sostituirsi agli agenti di centrale. Il percorso formativo è abbastanza complesso. Solo per ottenere i necessari documenti dalla Prefettura ed il porto d’armi secondo l’art.134 del TULPS, occorrono almeno tre mesi.
Siamo orgogliosi dello spirito di squadra e che si è creato tra i nostri dipendenti, che sono nati e cresciuti professionalmente con noi, senza contare che ovviamente anche quello della guardia giurata è diventato un mestiere ad elevatissima specializzazione.

Avete avuto un ruolo anche nella gestione dell’emergenza Covid.
Ci siamo preparati alla gestione dell’emergenza, installando una seconda centrale operativa pronta ad entrare in azione in caso di necessità. Abbiamo adottato al nostro interno un protocollo Covid molto rigido: tutte le auto di servizio vengono sanificate quotidianamente e per seguire scrupolosamente questa procedura abbiamo assunto una persona in più in officina. Tutta la strumentazione in dotazione alle nostre guardie viene sanificata, così come i luoghi di lavoro e le chiavi, che vengono poi sigillate all’interno di un apposita busta con sigillo inviolabile fino all’utilizzo successivo. Alcuni nostri dipendenti, durante il primo lockdown, hanno prestato un prezioso servizio volontario di sicurezza nel campo di sanificazione delle ambulanze allestito dalla Croce Rossa nell’area feste di Dalmine.

Avete rilevato anche voi un calo dei tentativi di furto e intrusione durante il primo lockdown?
In case e appartamenti sì, certamente, per ovvi motivi, essendo tutti in casa. Ma i numeri sono tornati a salire, e temo che siano destinati a crescere, perché è un dato di fatto che le condizioni di povertà in cui molti sono precipitati a causa del Covid possano incrementare questo rischio.

Ritenete che le guardie giurate in Italia siano tutelate dal punto di vista della sicurezza e giuridico?
Esiste un problema di base: la guardia giurata è tutelata solo nel momento e nell’opportunità in cui verbalizza quello che accade. Ha un’arma da utilizzare solo ed esclusivamente come mezzo di legittima difesa, con tutto ciò che ne consegue. Almeno a livello di legge le guardie giurate sono state riconosciute come incaricati di pubblico servizio, il che è già qualcosa. Ma la strada per ottenere una reale tutela è ancora lunga. Arianna Mossali


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