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POLITICA/2

Dario Violi: «Coerenza e merito per servire i cittadini lombardi»

maggio 2018

Dario Violi è reduce da una lunga e intesa campagna elettorale per le Regionali: era uno dei due candidati bergamaschi alla Presidenza di Regione Lombardia. Con lui, il Movimento 5 Stelle è diventato la terza forza del Pirellone. Ora il confronto si sposta nell’aula del Consiglio Regionale: sanità, trasporti, Trenord, la sfida dell’autonomia. Gli abbiamo chiesto di rivelarci quali battaglie porteranno avanti e come cercheranno di prepararsi per sfidare la Lega alle prossime elezioni.
Alle regionali del 4 marzo il Movimento 5 stelle ha raggiunto quasi il 18%, a fronte del 32% ottenuto su scala nazionale. Come mai questa differenza?
«Abbiamo ottenuto un ottimo risultato: dimostra che abbiamo fatto un grande lavoro sul territorio in questi anni. Siamo partiti, solo cinque anni fa, al 5%: oggi sfioriamo il 19%. La Lombardia tradizionalmente è una terra che non ama cambiamenti troppo bruschi, mentre noi proponiamo un rinnovamento importante. Questo non significa stravolgere l’esistenza di chi lavora, fa azienda, associazionismo oppure opera nel terzo settore, bensì migliorare la qualità della vita di tutti. Faccio volentieri autocritica: non siamo riusciti a smontare fino in fondo la propaganda di molti giornali che ripetono che questa è una regione d’eccellenza. Lo è se la confrontiamo con i territori del Sud, ma il paragone è sbagliato: dobbiamo misurarci con le regioni europee più forti. Proprio in Europa, noi arretriamo nella produttività, negli investimenti e nel tenore di vita dei cittadini, nonostante la grande operosità dei lombardi. Lo ripeto: siamo decisamente soddisfatti del risultato. In campagna elettorale abbiamo messo sul tavolo proposte innovative, che daranno un futuro ai nostri figli e alla nostra terra: sviluppo economico, lavoro e tutela dell’ambiente. Forti del risultato, le porteremo in Consiglio regionale».
Giorgio Gori è tornato a fare il sindaco di Bergamo.
«Opportunismo allo stato puro: Gori ha preso in giro i cittadini e i suoi elettori. Il sindaco prima ha sedotto e abbandonato i bergamaschi facendosi eleggere in Regione: dopo aver perso miseramente le elezioni ed essere stato messo in minoranza dal PD, se ne torna, come se nulla fosse, alla sua vecchia poltrona. Bergamo e i lombardi meritano più rispetto».
Siete entrambi di Bergamo: una sfida Gori-Violi potrebbe riproporsi anche nell’ambito delle comunali del 2019?
«A differenza di Gori e di tutti gli altri partiti, per il Movimento 5 Stelle la rappresentanza politica è una cosa molto seria. Abbiamo una regola precisa: chi già sta svolgendo un mandato non può candidarsi per fare altro. Rispettiamo coloro che ci hanno votato: ecco perché non sarò candidato sindaco di Bergamo come un Gori qualsiasi, che ha fatto carta straccia del mandato ricevuto dagli elettori».
Come giudica la neonata giunta Fontana?
«Siamo in una fase molto interlocutoria. Per ora Fontana ha presentato un programma di governo timido, vuoto di soluzioni per i problemi dei lombardi. È partito con il freno a mano tirato. Io spero che si inizi al più presto a lavorare nell’interesse dei lombardi. Perché c’è molto da fare, a partire dalla realizzazione di una vera autonomia: la Regione non è un ente di serie B rispetto allo Stato e, con più risorse, può fare la differenza nell’interesse dei cittadini. Fontana deve dimostrare di essere l’opposto di Maroni, che ha gestito più lo straordinario che l’ordinario, come dimostrano i milioni spesi per Pedemontana e Brebemi, mentre i cittadini tutti i giorni percorrono strade con le buche o intasate di traffico, oppure viaggiano su un trasporto pubblico indegno per un paese civile».
Quale sarà il ruolo del Movimento in Regione? Opposizione dura alla Lega oppure ricerca di convergenze?
«Saremo alleati di questa giunta se lavorerà per risolvere i problemi dei lombardi: ma ci riveleremo nel suo peggior incubo, se cercherà di portare avanti interessi privati. Le nostre priorità? L’autonomia - che significa risorse vere da Roma per i lombardi - più trasporto pubblico e reali misure contro la corruzione. È necessario tornare a investire: per i territori, la montagna, le piccole e medie imprese, il lavoro e per il terzo settore. Più lavoro significa aiuto e sostegno alla piccola e media impresa - sia industriale che agricola - con la semplificazione burocratica e la digitalizzazione. La Lombardia può e deve tornare a correre. E deve imboccare senza indugi la strada del risanamento ambientale: il verde non può essere solo nei fazzoletti dei leghisti. Ci vogliono fondi per le bonifiche, la riduzione dei rifiuti e dell’inquinamento e l’incentivazione dei trasporti sostenibili».
Fontana ha indicato come obiettivi immediati: asili nido gratuiti e taglio al superticket sanitario. Cosa ne pensa?
«Sono due temi da affrontare, con soluzioni definitive e di ampio respiro. Sugli asili va bene allargare la gratuità, ma vanno anche aperte nuove scuole dell’infanzia e su questo non si sta ancora lavorando. Il superticket deve essere cancellato e non solo tagliato. Come dicevo, il debutto di Fontana è al rallentatore, mentre abbiamo bisogno di un taglio netto con il passato e con le politiche di Formigoni che Maroni ha portato avanti senza modificarle di una virgola».
Sanità: esempio di buon governo secondo il centrodestra, eppure non sono mancati gli scandali.
«Per gli scandali, servono maggiori controlli. Dobbiamo rimettere mano alla riforma della sanità di Maroni, riequilibrando il ruolo del pubblico e del privato nell’offerta di servizi sanitari. È inammissibile che in una Regione l’assistenza e la cura delle persone siano appaltate in gran parte al settore privato, che oltretutto non ha portato i risultati che qualcuno si aspettava. Le lista d’attesa sono ancora lunghissime, i ticket sono i più alti d’Italia e gli scandali non si sono fatti desiderare. Io non demonizzo il privato, sia chiaro, ma penso che un ente pubblico debba essere un buon regolatore e capire quando il servizio erogato da un privato e l’esigenza di un cittadino non collimano. Si possono tagliare le liste d’attesa introducendo un centralino unico, che metta in rete tutti gli ospedali e le strutture dove è possibile ricevere le prestazioni, per accorciare i tempi. Nell’immediato, deve anche essere cancellata la delibera sulla cronicità. Le persone più fragili non possono essere considerate né clienti, né numeri. Devono essere prese in carico da specialisti, non da un call center. Urge create delle aggregazioni territoriali sanitarie operative 24 ore su 24, dotate di medico di base, psicologo e infermieri professionali che prendano in carico il paziente nelle sua fragilità e nel suo complesso».
Trenord: la tratta Bergamo-Milano è tra le più percorse, ma il  Comitato Pendolari denuncia ogni giorno disservizi. La soluzione può essere la gara pubblica europea?
«La gestione pietosa di Trenord delle nostre ferrovie, e delle linee, è sotto gli occhi di tutti. I treni viaggiano senza manutenzione, i lavoratori sono costretti a turni massacranti e l’azienda premia i manager con milioni di euro. Va cambiata nell’immediato la governance dell’azienda e servono grandi investimenti sulle linee. Una gara europea può essere utile, ma non sarà risolutiva. Il problema di fondo è che lo sviluppo del trasporto pubblico non è una priorità per chi ha governato per trent’anni la Lombardia».
Il referendum voluto da Maroni ha sancito che i lombardi vogliono maggiore autonomia. Quale è la vostra posizione?
«Credo nelle autonomie locali: proprio per questo sono stato l’ideatore del quesito del referendum. Sono convinto che, secondo un principio di sussidiarietà, più le risorse vengono gestite vicino al territorio e meglio i cittadini possono controllare come esse vengano utilizzate. È evidente che la proposta di accordo arrivata dal Governo Gentiloni e da Maroni (5 punti su 23) non cambierebbe nulla per i lombardi. Bisogna inserire nuovi campi in cui la Lombardia dovrebbe essere autonoma: penso innanzitutto a ricerca e innovazione per le imprese e investimenti nell’università».
Come sarà il Movimento tra cinque anni?
«Più forte e pronto alla guida della Lombardia: le nostre parole d’ordine sono coerenza, merito, capacità e politica come servizio ai cittadini. Già ora i partiti ci inseguono e copia-incollano le nostre proposte. Governeremo nell’interesse dei cittadini».
(cdg)


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