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Sanga rimane in SACBO, Orio scalda i motori per la ripartenza

maggio 2021

Orio scalda i motori, e non è solo una metafora: lo scalo bergamasco in questi lunghi e difficili mesi di pandemia ha funzionato a regime decisamente ridotto, ma il presidente SACBO Giovanni Sanga sa bene che la normalità e il movimento devono ritornare quelli di una volta e anche meglio. Per questo, e per seguire al meglio le tante iniziative e novità che stanno prendendo forma in aeroporto, ha rinunciato alla carica di deputato.

Dott. Sanga, è di questi giorni la notizia che ha rinunciato al Parlamento per rimanere presidente di SACBO: possiamo dedurne che la considera una missione.
Esattamente. Considero il mio lavoro un impegno civico importantissimo: si tratta di ripartire in quello che è probabilmente il momento più drammatico nella storia di SACBO, rilanciando una realtà che non è di primaria importanza solo a livello aziendale e infrastrutturale, ma anche sociale, economico e di relazione con il territorio. È una sfida che non può che essere raccolta, soprattutto in un momento simile.

Il nostro aeroporto, vero volano dell’economia bergamasca negli ultimi anni, ha attraversato un grande momento di difficoltà con la pandemia, com’è al momento la situazione del traffico?
Attualmente siamo a meno 80% rispetto allo stesso periodo del 2019, e questo non sorprende, se si considerano le varie difficoltà legate alla pandemia: le limitazioni oggettive agli spostamenti, la chiusura delle frontiere, le necessarie complesse procedure di sicurezza, ma anche la paura e la preoccupazione. Faccio però una considerazione: nel 2020 abbiamo ripreso i voli in giugno e, nei due mesi centrali dell’estate, abbiamo raggiunto il 50% del volume di traffico del 2019, che è stato l’anno del boom per il nostro aeroporto. Credo che se ne possano trarre dei buoni auspici per quanto può accadere appena la situazione vaccinale consentirà di tornare a viaggiare: tutti abbiamo voglia di tornare alla normalità che conoscevamo, e anche le compagnie aeree e le varie realtà aeroportuali sono pronte a rilanciare con diversi progetti e iniziative. L’attività di un aeroporto è la cartina di tornasole dell’economia del suo territorio, e in questo senso speriamo in un’impennata ai livelli di quella del 2020. Mi rendo conto, d’altro canto, che, se guardiamo allo scenario economico generale, a prescindere dalla pandemia, come Paese ci trovavamo in una situazione complessa già da prima. Alla riapertura, ci confronteremo probabilmente con un Paese spaccato in due, tra imprese e famiglie che faticheranno a restare a galla e altre che hanno potuto lavorare, risparmiare e accumulare risorse.

Alla luce di quanto detto, qual è stato dunque il bilancio generale del 2020? Tra le compagnie di casa a Orio al Serio, quali sono i piani per la ripartenza? E infine, nel dicembre 2020 ha parlato di importanti investimenti per rilanciare Orio al Serio, ci può dare qualche dettaglio?
Il bilancio del 2020, in cui abbiamo registrato una perdita di circa 19 milioni di euro, ha inevitabilmente risentito della pandemia; tuttavia, le compagnie aeree si stanno già muovendo per riprendere le normali tratte, e alcune di esse hanno già investito nel rinnovamento delle flotte, con impiego di aeromobili di nuova generazione che consentiranno, tra le altre cose, di ridurre del 40% l’impatto acustico sul territorio e di circa il 20% il consumo di carburante. Inoltre, il Consiglio di Amministrazione di SACBO ha destinato, già a novembre 2020, un budget di oltre 60 milioni per realizzare una serie di importanti interventi previsti del Piano di Sviluppo Aeroportuale. Tra gli interventi già completati c’è innanzitutto la nuova area extra Schengen di circa 9500 metri quadri, che consente una migliore gestione dei controlli per i passeggeri provenienti da determinati Paesi, cui seguirà l’ampliamento dell’area Schengen a ovest pronta in autunno. Nel prosieguo, prevediamo la separazione dell’area cargo da quella riservata ai passeggeri, per evitare che i flussi si incrocino, e la realizzazione del nuovo hotel. Va precisato che, nello scenario della pandemia, i cantieri si sono fermati solo per quindici giorni a marzo del 2020, e la funzionalità dell’infrastruttura aeroportuale è sempre stata garantita.

Quali procedure di sicurezza si applicano a Orio per chi deve viaggiare?
Oggi, attività aeroportuale non può più significare solo trasporto sicuro in senso generale, ma anche protocolli di protezione sanitaria di altissimo livello. Tali protocolli sono sempre concordati a livello nazionale e internazionale, e noi ci siamo sempre mantenuti su standard elevati. Recentemente, ci siamo dotati all’ingresso del terminal di una cabina di sanificazione, dove tutti, anche gli accompagnatori, potranno passare, per abbattere la carica batterica presente su indumenti e bagagli. Siamo in attesa di sviluppi sull’adozione dei cosiddetti passaporti vaccinali, che dovrebbero essere adottati a livello europeo: si tratta di sistemi di screening elettronico, rilevabili mediante QR code, che consentono di conoscere lo stato di immunizzazione del passeggero, mettendo in sicurezza lui, gli altri passeggeri e gli operatori.

Avete anche presentato il volume curato da Eugenio Sorrentino su questi 50 anni di storia dell’aeroporto, com’è nato questo progetto? In questi 50 anni, quali sono stati altri momenti salienti, o in cui l’aeroporto e il suo team hanno dovuto affrontare crisi importanti?
Un aeroporto, come accennavo prima, rappresenta ben più di una infrastruttura: è un valore per il territorio e i momenti nevralgici di questi 50 anni raccontati in questo libro, compreso quello attuale di crisi, ne sono la testimonianza. La caratteristica di quella pubblicazione risiede nell’aver voluto ripercorrere le tappe della crescita e dell’affermazione dell’aeroporto nel panorama nazionale ed europeo, descrivendo la fase che stiamo attraversando ma in più gettando lo sguardo al futuro e presentando le trasformazioni prossime e lo scenario previsto a fine decennio.

Punto debole di Bergamo è sempre stata una capacità, diciamo, non ottimale di attrarre e trattenere turisti, a dispetto di un immenso potenziale. La vicinanza di Milano e anche di Oriocenter attrae un turismo mordi e fuggi che però non si concentra sulla città. A suo avviso, quali infrastrutture e collegamenti vanno messi in campo affinché Bergamo diventi non più la città del Covid, ma una città attrattiva al pari delle grandi metropoli europee, e come può muoversi Orio in questo senso?
I numeri sul turismo del 2018 e 2019 lasciano ben sperare non solo per la città, ma anche per la provincia. Uno dei passaggi fondamentali nella storia di Orio è stata l’ufficializzazione della collaborazione con la rete ferroviaria italiana per la realizzazione, in vista delle Olimpiadi invernali del 2026, del collegamento tra Milano Centrale, dove è attestata l’alta velocità, e l’aeroporto, che sarà dotato di una stazione di testa con 4 binari, per predisporre anche il futuro raccordo con la linea con Brescia. Inoltre, non più solo intermodalità bensì multimodalità, attraverso la rete ciclopedonale che porta non solo a Bergamo e provincia, ma si diramerà nei territori limitrofi e intercetterà anche la futura ciclabile Milano-Monaco. Saremo un aeroporto pionieristico in questo senso, contiamo sia il primo a fregiarsi del marchio Bike Friendly. Stiamo anche valutando alcune iniziative, che rientrano nell’ambito della collaborazione tra Bergamo e Brescia, Capitali della Cultura 2023.

Nelle persone c’è tanta voglia di tornare a viaggiare, a divertirsi, a vivere normalmente. Ha un messaggio di fiducia da lanciare ai bergamaschi e ai tanti turisti che, speriamo, verranno a visitare la nostra città?
C’è un mondo che ci aspetta là fuori, ed è un mondo fatto di relazioni, interessi, bellezze naturali, artistiche e architettoniche da scoprire. Quello dell’arricchimento culturale è un filo conduttore che dobbiamo necessariamente riprendere, non appena tutti saremo vaccinati, e lo riprenderemo. (am)

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