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Economia

POLITICA/2

COVID-19 VS ECONOMIA

aprile 2020

La spesa di qualcuno é sempre il ricavo di qualcun altro. Il PIL non è altro che una somma di spese avvenute nell’economia.  Da queste semplici realtà economiche di base parte la riflessione dell’economista statunitense Warren Mosler sugli effetti del Corona Virus sull’economia italiana ed europea.
Mosler, come molti possono intuire anche senza essere economisti, sostiene che con le molte attività costrette a rimanere chiuse le spese effettuate, e dunque il PIL a livello europeo, non possono che crollare. In questo contesto solo una diminuzione delle tasse ed un aumento della spesa pubblica possono compensare la mancanza di spesa nell’economia alla base del crollo del Pil. L’economista americano suggerisce che, per gestire al meglio l’economia europea, la BCE dovrebbe consentire agli Stati dell’ Eurozona di finanziare investimenti pubblici in misura almeno eguale alla stima di crollo del PIL  europeo.
In particolare il consiglio sarebbe quello di distribuire questa capacità di spesa tra gli stati su base pro-capite: in altri termini in misura proporzionale alla popolazione nazionale.
Quest’aumento della capacità di spesa statale dovrebbe poi essere, secondo Mosler, vincolata a disposizioni che si assicurino che la spesa sia “verde” e che in particolare non aumenti in modo indesiderato il consumo complessivo di energia.
Mosler va oltre prescrivendo un piano di lavoro di transizione che dia accesso - in euro-zona - a chiunque sia in condizione e voglia lavorare ad un salario orario equivalente a 15 dollari (13.40 Euro).
Tali piani di lavoro si potrebbero occupare di svolgere attività le cui competenze sono facilmente acquisibili e la cui utilità è certa.
La scelta di come esattamente allocare le risorse starebbe alla democrazia ma si potrebbero, giusto a titolo di esempio, ipotizzare pulizia e sistemazione di boschi, degli alvei dei torrenti per la valorizzazione e cura dell’ambiente, il paesaggio e la fruibilità turistica.
Per ora le misure economiche di risposta al contagio vanno nella direzione di una dilazione delle tasse e dei prestiti associate all’aumento della spesa pubblica in trasferimenti una tantum a categorie specifiche.
La questione determinante è capire se queste spese saranno il frutto di una semplice riorganizzazione delle spese già previste o se effettivamente andranno ad aumentare, come Mosler auspica, la spesa pubblica complessiva, espandendo il deficit pubblico e compensando alla mancanza di spesa nell’economia.
In un contesto così anomalo come quello attuale si possono, nonostante tutto, ipotizzare alcuni tratti delle prospettive economiche future a livello globale.
In generale è ragionevole aspettarsi che più un paese sarà colpito dal contagio più le sue esportazioni ne risentiranno - come già avvenuto in Cina.
Al contrario, ma non simmetricamente dato che probabilmente il commercio internazionale si contrarrà nel suo complesso, è probabile che i paesi meno colpiti vedranno aumentare le loro esportazioni, specialmente verso i paesi più colpiti.
Ci si può aspettare quindi che le esportazioni di paesi dell’ex blocco sovietico come Russia, Kazakistan e di una serie di paesi africani, aumentino quest’anno.
Il modello Europeo basato sull’austerità, in particolare sulla limitazione della capacità di spesa degli stati, è oggi più fuori luogo che mai.
Il successo con cui riusciremo a superare questa fase storica è in buona parte legato a quanto riusciremo a liberarci dai vincoli europei su spesa pubblica e tassazione.
Gli altri paesi avanzati, che non si auto-impongono questi limiti, a parità di gravità di contagio risponderanno, ne usciranno probabilmente molto meglio dal punto di vista economico. Ivan Invernici


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